[ di Francesco Giordani ] Il quinto album di inediti del quartetto synth-pop è un’opera densa e monolitica. Forse non saranno “The best of the english pop music”, come pure ha sentenziato Brian Eno, ma scrivetela voi una canzone come “Runaway” .
[ di Stefano Solaro ] Con il secondo lavoro i Male Bonding si confermano esponenti di punta dell’affollata scena noise-pop. Ma il trio londinese deve decidere cosa fare da grande.
[ di Giuseppe Franza ] In “Rojo” Canali è molto indignato e bellicoso e ritorna ad arrangiamenti più duri, ma non ha alcuna direzione.
[ di Francesco Melis ] Passano gli anni e la musica di Stephen Malkmus, dai Pavement ai dischi da solista, è sempre più nel DNA di tante band moderne. A sentire l’ultimo “Mirror traffic” ci si chiede: siamo di fronte al godfather dell’indie statunitense attuale?
[ di Piero Merola ] Meno gameboy e più shoegaze nell’attesissimo seguito del clamoroso “Psychic Chasms”. Il giovane texano sembrerebbe aver messo la testa a posto, ma in fondo continua a vivere delle solite allucinazioni.
[ di Francesco Melis ] Disco dopo disco, concerto dopo concerto, gli Art Brut rimangono sempre uguali a se stessi. In molti casi, come in questo, è un bene.
[ di Paolo Bardelli ] Risultati alterni, con maggiore calo di interesse proprio sul campo in cui i Kasabian si sono spesi con più impegno, quello del pop e del filone storico della musica british.
[ di Daniele Boselli ] Classe, raffinatezza, compattezza. Tre parole per descrivere questo nuovo lavoro nuovamente significativo nell’ottica di un percorso che, nonostante gli alti e bassi, riesce sempre a risultare credibile episodio dopo episodio.
[ di Lorenzo Centini ] Indie-black metal? A parte la definizione, i WITTR sfruttano la materia metal come medium necessario per raggiungere paesaggi maestosi e visioni oblique.
[ di Stefania Italiano ] Primo full lenght degli australiani Middle East, ovvero il mio “grande boh” tra incertezze e indecisioni.