[ di Nicola Guerra ] Ancora più scuro, deviato, angosciante eppure aperto a nuove soluzioni, “Anyway, your children will deny it” è un tuffo nella orrifica rappresentazione del presente.
[ di Paolo Bardelli ] Un disco compatto, con uno stile, significativo. La band napoletana The Mantra ATSMM è riuscita a fare un album che “richiama”.
[ di Matteo Ghilardi ] Nutro rispetto per il coraggio di rischiare, per la figura controversa e affascinante di Godano, per la voglia di proseguire su un percorso cantautorale che è emerso prepotentemente ai tempi di “Uno”. Quello che non posso negare è che “Canzoni per un figlio” non mi è piaciuto per niente.
[ di Paolo Bardelli ] I Chairlift sorprendono con questo loro secondo album pur riproponendo stilemi di quel pop sintetico che, per certi versi, parrebbe uscito dritto dritto dal 1984.
[ di Francesco Melis ] L’album d’esordio degli Islet colpisce subito. Un’autentica esplosione di suoni e sperimentazioni stilistiche
[ di Francesco Marchesi ] Gli Heike Has The Giggles già al momento della prima emersione dalla melassa indistinta delle band adolescenziali di sedicenni erano portatori di un suono e di un modo di intendere il rock in via di entrata in crisi. Quando finiranno di evocare solamente bei ricordi?
[ di Giuseppe Franza ] Roma è il simbolo, equivoco e complicato, di immane potenza e decadenza. Ed è così che a salvare l’Urbe ci ha pensato un giapponese.
[ di Matteo Ghilardi ] Una recensione a forma di lettera per Capovilla.
[ di Francesco Giordani ] Dopo un periodo piuttosto lungo di culto internautico serpeggiante, la nuova moda impone di sbeffeggiare a cuor leggero la ragazza. La realtà è che “Born To Die” somiglia a Lana Del Rey, e si lascia ascoltare per quello che è, ovvero un compromesso imperfetto tra mainstream milionario e “angst” indie.