• Bartòk + Rèflue, Calamita, Cavriago (RE) (18 ottobre 2003)

    L’inaugurazione di “Live in Kalporz!”, dopo l’anteprima con Marco Parente della settimana precedente, vive nell’alternarsi di suoni soffusi e aspri, morbidi e violenti. Tocca ai parmigiani Reflue aprire il concerto all’insegna del loro pop obliquo e ammaliante; il quintetto conferma tutto quello che di buono è stato detto sul loro debutto dello scorso anno, l’autoprodotto…

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  • Intervista ai Bartòk

    La sorpresa più bella della data reggiana del Tora! Tora! il pubblico l’ha avuta pochi minuti dopo la comparsa sul palco di un violoncello. Entrano cinque ragazzi. Le facce delle persone che non hanno mai sentito parlare dei Bartòk vagano affannosamente sul palco, alla ricerca di una chitarra. Niente da fare, non la troveranno, ma non credo che nessuno ne abbia…

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  • BARTOK, Few Lazy Words (Santeria/ Ghost Records/ Audioglobe, 2003)

    Una volta John Lennon disse: “Avantgarde is French for shit”. Uhm. Vero, penso io: quante volte tentano di spacciare schifezze indicibili per arte? Poi, però, ti avvicini al digipack giallo che contiene questo disco, inserisci il CD nel lettore, e ti accorgi che John Lennon era sì un genio, ma non per questo era il…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010