• CALLA, Collisions (Beggars Banquet / Self, 2005)

    I Calla sono un inno alla lentezza, alla dilatazione, alla catarsi. O almeno lo erano. Già il loro terzo album, “Televise” (2003, Young God Records), si distaccava abbastanza dalle atmosfere rarefatte e sonnolente (verrebbe da usare la parola “desertiche”, ma ci pare un’espressione fin troppo abusata) dei due album precedenti ma con “Collisions” la trasformazione…

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  • MARK LANEGAN, Bubblegum (Beggars Banquet, 2004)

    Un pianoforte introduce l’atmosfera fumosa e notturna di “When your number isn’t up” e la voce roca che taglia l’aria e la riempie di whiskey e di sigarette. Non ci sono dubbi a riguardo, è Mark Lanegan. Col tempo l’ex cantante degli Screaming Trees si sta avvicinando alle timbriche di Tom Waits e di Greg…

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  • TINDERSTICKS, Waiting For The Moon (Beggars Banquet, 2003)

    Il problema con i Tindersticks è che sai già cosa aspettarti da un loro disco. Non che sia necessariamente un male, solo che talvolta nei loro ultimi lavori il mestiere sembra prevalere sull’ispirazione. Come per tanti altri artisti, uno su tutti Leonard Cohen, si ha l’impressione che il gruppo inglese riscriva le stesse canzoni ogni…

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  • LUNA, Romantica (Beggars Banquet, 2002)

    Si può vivere la propria vita pensando soltanto a scrivere canzoni e a comporre musica, senza cercare ad ogni costo il successo come unica meta possibile. Se questo arriva è un incidente di percorso o poco più. E’ così per i fantastici Yo La Tengo, che in quindici anni di musica hanno raccolto canzoni memorabili,…

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  • TINDERSTICKS, Can Our Love… (Beggars Banquet, 2001)

    Bisogna ammettere che la carriera dei Tindersticks sembrava segnata, destinata verso un inevitabile declino, con il gruppo prigioniero di un cliché da cui non si vedeva via di fuga. Questa era l’impressione che si ricavava ascoltando l’ultimo “Simple Pleasure”, in cui il suono noir e le ballate fumose, sembravano ormai un puro esercizio di stile.…

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  • SWELL, Feed (EP, Beggars Banquet, 2000)

    Erano assenti da più di due anni gli Swell, da “For All The Beautifull People” del 1998 per la precisione. Un gruppo sotterraneo per vocazione, cresciuto nel panorama indipendente americano degli anni novanta, che ha sempre preferito far parlare di sé più per le proprie canzoni che per altro. In realtà questo è soltanto un…

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  • BUFFALO TOM, Asides From Buffalo Tom (1988-1999) (Beggars Banquet, 2000)

    Dopo sei dischi pubblicati e più di dieci anni di attività alle spalle arriva un’antologia a celebrare i Buffalo Tom, piccolo grande culto del rock indipendente americano. Un trio nato a Boston nel momento in cui questa città era diventata un punto nevralgico per il rock americano attorno ai nomi di Pixies, Throwing Muses e…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010