• BLUR, Bustin’ + Dronin’ (2CD, ed. giapponese, Food Records, 1998)

    Il fan sfegatato del gruppo di Colchester non si sarà sicuramente lasciato sfuggire questa edizione giapponese, un Cd doppio che raccoglie da una parte nove mix e remix di canzoni dell’ultimo album da studio (“Blur”) e dall’altra una sorta di Cd single con sei tracce registrate dal vivo per il mitico John Peel. Non la…

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  • Blur, Palalido (Milano) (12 marzo 1996)

    E’ strano ripensare adesso a un concerto così lontano. Era il 1996, si era in piena esplosione brit-pop e Oasis e Blur giocavano a fare i Beatles e i Rolling Stones.Con il tempo poi le cose sono cambiate, il gruppo di Damon Albarn ha preso giustamente altre strade e ha sperimentato altri suoni. I fratelli…

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  • BLUR, Blur (Food Records, 1997)

    Considerato, al momento della sua uscita, come disco di difficoltosa transizione dalle scintillanti linee melodiche del brit pop ad una vena più introversa e lo-fi, “Blur” dimostra di essere venuto a patti con Sua Maestà Tempo, rivelandosi opera fondamentale nella storia dei quattro di Colchester. Delle prime cinque canzoni che aprono l’album, quattro sono state…

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  • BLUR, Parklife (Food Records, 1994)

    Se “Modern life is rubbish” bussava alle porte della celebrità, udendo solo un indistinto borbottio, “Parklife” quella porta l’abbatte semplicemente, come quei vecchi centravanti inglesi alla John Charles. Ed inglese, il terzo capitolo dei Blur, lo è fino al midollo, divenendo in breve un must per ogni collezionista amante del brit sound, o brit pop,…

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  • BLUR, Blur Present The Special Collectors Edition (ed. giapponese, Food Records, 1994)

    Se trovaste questo import giapponese, una collezione di b-sides spesso all’altezza di titoli ben più conosciuti, non pensateci neanche mezzo secondo: get it! Il prezzo sarà probabilmente molto alto, ma firmate pure qualche cambiale: se amate questi ultimi giocherelloni del pop non avrete paura di essere protestati. Irresistibilmente kitsch già dall’impatto con la copertina, i…

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  • BLUR, Leisure (Food Records, 1991)

    In un momento particolarmente brillante per la scena indie britannica, in piena era baggy, i Blur fanno il loro esordio con “Leisure”. Preceduto dal primo singolo “She’s so high” (anche opening track dell’album), il lavoro si inserisce appunto nel Nuovo Rinascimento Inglese, insieme a gruppi come Stone Roses, Charlatans e House of Love. A tratti…

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  • BLUR, Modern Life Is Rubbish (Food Records, 1993)

    Se attendere due anni, tra un album e l’altro, desse sempre questi frutti, tutti i musicisti farebbero così. “Modern life…” è semplicemente un capolavoro e segna la focalizzazione dei Blur su suoni ed argomenti precisi. Da questo lavoro si può far partire la vera rinascita del brit-pop, che culminerà un paio di anni più tardi…

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  • BLUR, Blur: The Best Of (Special edition double CD, EMI, 2000)

    Pur ammettendo la mia idiosincrasia verso le antologie (lasciano sempre fuori qualche traccia importante e sanno di celebrazione o di addio), non posso esimermi di segnalare la prima raccolta dei Blur. Pensandoci bene, sono passati già dieci anni dai loro esordi: sono ormai un gruppo storico! Immagino la faccia disgustata di Damon Albarn, nel caso…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010