• BOB DYLAN, The Times They Are A-Changin’ (Columbia, 1964)

    A neanche un anno dall’uscita di “The Freewheelin’ Bob Dylan” che lo lancia nell’olimpo della musica d’autore mondiale, Dylan si ripresenta alla ribalta con un nuovo lavoro. E lo fa in maniera dirompente, lanciando nuove lucide invettive contro un sistema marcio e da combattere. “The Times They Are A-Changin’” è il suo album più politico,…

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  • BOB DYLAN, Bob Dylan (Columbia, 1962)

    Chissà cosa avranno pensato i frequentatori del Greenwich Village quando, nei primi anni ’60, riconobbero in quel Bob Dylan che faceva impazzire il mondo il ragazzo paffutello con accento sporco del Minnesota che allietava le serate nei locali folk vicino al Central Park. Robert Zimmerman (questo il suo vero nome) se n’era andato da Hibbing,…

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  • BOB DYLAN, The Freewheelin’ Bob Dylan (Columbia, 1963)

    Secondo album e primo di una lunga serie di capolavori per Dylan. Esagerata come frase? Chiedete a tutti coloro che negli ultimi trentacinque anni hanno intrapreso la carriera di cantautore e vedrete come questo in questione sia con ogni probabilità il disco manifesto dei primi anni ’60. E come potrebbe essere altrimenti? Tredici brani praticamente…

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  • BOB DYLAN, Bringing It All Back Home (Columbia, 1965)

    Nel momento di maggior fulgore della sua creatività, ormai già simbolo di una generazione in lotta, dei fratelli maggiori di quei ragazzi che solo tre anni dopo metteranno a ferro e fuoco il quartiere latino a Parigi, Bob Dylan elabora e porta a termine quello che forse può essere considerato il suo capolavoro – insieme…

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  • BOB DYLAN, Love And Theft (Sony/Columbia, 2001)

    Bob Dylan, ovvero: andare avanti guardando indietro. A sessant’anni appena compiuti Mr. Zimmerman riesce a stupire e soprattutto a divertire i suoi fans (e non solo) con questo “Love And Theft”. Mentre i vecchi leoni del passato si azzuffano per cercare di rincorrere le ultime ed effimere mode, aggiornare il proprio sound, Dylan si presenta…

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  • BOB DYLAN, At Budokan (Columbia, 1979)

    Generalmente non è mai stato molto amato. Al massimo lo si considera un discreto live, non sicuramente fra i migliori del vecchio Bob. Ma date retta a me, che in fondo posso considerarmi un profondo conoscitore della musica di Dylan. Il suo “live” registrato a Tokyo non è solo un bellissimo disco: è anche uno…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010