• Intervista ai Mini Dresses

    Boston è una città che cambia e vive nei suoi college, nelle sue scene underground e nelle controculture germinali. I Mini Dresses sono dei figli “imperfetti” di questa città e, dopo una lunga strada di EP e un primo album molto identitario e incisivo, sono pronti a tornare con il loro secondo lavoro che racconta…

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  • MARISSA NADLER, “For My Crimes” (Sacred Bones, Bella Union, 2018)

    L’ottavo album in studio di Marissa Nadler è semplicemente bellissimo. Questa però non è una novità: la cantautrice di Boston, Massachussetts è sinceramente tra le leve della sua generazione, la voce più autorevole e quella che ha in qualche maniera segnato la scena degli ultimi anni con il suo stile e la sua scrittura sensibile…

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  • BRAINBLOODVOLUME No. 13

    La psichedelia dei Magic Shoppe, lo swiss groove dei L’Eclair e il ritorno dei Molochs

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  • “L’Uomo Che Fissa Le Capre” e i Boston

    Forse definire “L’Uomo Che Fissa Le Capre” come il grande Lebowski di questa decade è eccessivo, però un tale parallelo segnala quantomeno le affinità amene tra le due opere e soprattutto la comunanza di approccio alla vita, più o meno pacificista, che emerge tra le pieghe dei due film. Perché è sempre meglio essere pacifisti,…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010