Il 1980 segna una mutamento radicale nell’organico della band: Barlow, Evans e Palmer abbandonano. Al basso troviamo Dave Pegg dei Fairport Convention. Con l’ausilio di Eddie Jobson alle tastiere e Mark Craney alla batteria viene realizzato “A”, in cui la virata al pop elettronico di moda è ormai un fatto compiuto. Il nuovo indirizzo viene…
Realizzato in buona parte senza John Glascock – presente in tre tracce e per il resto sostituito da Anderson – è un album triste e crepuscolare: da fine decennio. Mediocre dal punto di vista qualitativo, presenta elementi di interesse unicamente per alcuni particolari che possiamo definire ‘storici’. Il primo lo peschiamo già in copertina, ed…
Un doppio album dal vivo per più versi fondamentale al fine di capire veramente la musica dei Tull, il suo stile e le ragioni del suo successo. Se da un lato questo live giunge stranamente tardivo, dall’altro si giova proprio del suo ritardo per offrire una interessante panoramica della lunga strada fin lì percorsa. In…
Con Palmer ufficialmente sesto uomo, la band non accenna a rallentare la produzione: nel ’77 tocca a “Songs from the Wood”, nel ’78 è la volta di “Heavy Horses”. Ambedue i dischi si caratterizzano per un folk-rock di ispirazione agreste e pastorale, piuttosto personale, e certamente preferibile al fritto misto di “Too Old…”. Nulla di…
Sostituito Hammond-Hammond con John Glascock, i Tull confezionano un album di semplice routine, che trae spunto da un fallito musical sulla vita di Anderson. David Palmer prende pesantemente piede negli arrangiamenti e il suono perde in caratterizzazione e vitalità, subisce una sorta di ‘normalizzazione’. In effetti, ascoltando “Too Old…”, viene fatto di pensare che il…
Più apprezzato di “War Child” da molti dei fan dei Jethro, “Minstrel in the Gallery” gli è in realtà inferiore, nonostante la bella copertina derivata da una stampa di Joseph Nash. Il tessuto strumentale è più povero: le tastiere di Evans, pressoché disoccupato, sono sostituite dall’invadente orchestra di Palmer che, soprattutto nella smorta suite “Baker…
Spesso considerato album raccogliticcio e di ripiego – il rimasuglio di un fallito progetto cinematografico – “War Child” si rivela in realtà una sorpresa, a dimostrazione di come i giudizi vengano talvolta espressi apoditticamente e senza un reale approfondimento dell’oggetto in esame, adagiandosi acriticamente su pregiudizi e dati esterni al fatto strettamente musicale. Abbiamo già…
Dopo l’ironia di “Thick as a Brick” arriva il concept serio dal significato aperto. La struttura è però la stessa, e ancora una volta la critica non è generalmente benevola. Francamente abbiamo il sospetto che la pretenziosità dell’opera, unita alla pedissequa e immediata reiterazione del modello dell’anno precedente, abbia portato con sé anche qualche malevolenza…
Nell’anno dell’esplosione progressiva con “Thick as a Brick” il gruppo britannico sembra quasi voler affermare, con “Living in the Past”, la continuità ed omogeneità della propria ispirazione musicale. Si tratta di un doppio che sta a metà tra la raccolta e l’album, poiché comprende sì brani già editi, fra cui “Song for Jeffrey” (dall’album “This…
Pochi dischi, come “Thick as a Brick”, hanno diviso e dividono tutt’ora critica e pubblico. In verità l’inconciliabilità fra roboante esaltazione e accanita denigrazione, che da sempre avvilisce questo album, è dovuta ad opposti e sterili estremismi, arroccati su posizioni unilateralmente fossilizzate. Da parte nostra abbiamo cercato di dimostrare, nelle precedenti recensioni dei Tull, come…