• JETHRO TULL, The Broadsword And The Beast (Chrisalis, 1982)

    Il 1980 segna una mutamento radicale nell’organico della band: Barlow, Evans e Palmer abbandonano. Al basso troviamo Dave Pegg dei Fairport Convention. Con l’ausilio di Eddie Jobson alle tastiere e Mark Craney alla batteria viene realizzato “A”, in cui la virata al pop elettronico di moda è ormai un fatto compiuto. Il nuovo indirizzo viene…

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  • JETHRO TULL, Stormwatch (Chrisalis, 1979)

    Realizzato in buona parte senza John Glascock – presente in tre tracce e per il resto sostituito da Anderson – è un album triste e crepuscolare: da fine decennio. Mediocre dal punto di vista qualitativo, presenta elementi di interesse unicamente per alcuni particolari che possiamo definire ‘storici’. Il primo lo peschiamo già in copertina, ed…

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  • JETHRO TULL, Live Bursting Out (Chrisalis, 1978)

    Un doppio album dal vivo per più versi fondamentale al fine di capire veramente la musica dei Tull, il suo stile e le ragioni del suo successo. Se da un lato questo live giunge stranamente tardivo, dall’altro si giova proprio del suo ritardo per offrire una interessante panoramica della lunga strada fin lì percorsa. In…

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  • JETHRO TULL, Heavy Horses (Chrisalis, 1978)

    Con Palmer ufficialmente sesto uomo, la band non accenna a rallentare la produzione: nel ’77 tocca a “Songs from the Wood”, nel ’78 è la volta di “Heavy Horses”. Ambedue i dischi si caratterizzano per un folk-rock di ispirazione agreste e pastorale, piuttosto personale, e certamente preferibile al fritto misto di “Too Old…”. Nulla di…

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  • JETHRO TULL, Too Old To Rock’n Roll: Too Young To Die (Chrisalis, 1976)

    Sostituito Hammond-Hammond con John Glascock, i Tull confezionano un album di semplice routine, che trae spunto da un fallito musical sulla vita di Anderson. David Palmer prende pesantemente piede negli arrangiamenti e il suono perde in caratterizzazione e vitalità, subisce una sorta di ‘normalizzazione’. In effetti, ascoltando “Too Old…”, viene fatto di pensare che il…

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  • JETHRO TULL, Minstrel In The Gallery (Chrisalis, 1975)

    Più apprezzato di “War Child” da molti dei fan dei Jethro, “Minstrel in the Gallery” gli è in realtà inferiore, nonostante la bella copertina derivata da una stampa di Joseph Nash. Il tessuto strumentale è più povero: le tastiere di Evans, pressoché disoccupato, sono sostituite dall’invadente orchestra di Palmer che, soprattutto nella smorta suite “Baker…

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  • JETHRO TULL, War Child (Chrisalis, 1974)

    Spesso considerato album raccogliticcio e di ripiego – il rimasuglio di un fallito progetto cinematografico – “War Child” si rivela in realtà una sorpresa, a dimostrazione di come i giudizi vengano talvolta espressi apoditticamente e senza un reale approfondimento dell’oggetto in esame, adagiandosi acriticamente su pregiudizi e dati esterni al fatto strettamente musicale. Abbiamo già…

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  • JETHRO TULL, A Passion Play (Chrisalis, 1973)

    Dopo l’ironia di “Thick as a Brick” arriva il concept serio dal significato aperto. La struttura è però la stessa, e ancora una volta la critica non è generalmente benevola. Francamente abbiamo il sospetto che la pretenziosità dell’opera, unita alla pedissequa e immediata reiterazione del modello dell’anno precedente, abbia portato con sé anche qualche malevolenza…

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  • JETHRO TULL, Living In The Past (2LP, Chrisalis, 1973)

    Nell’anno dell’esplosione progressiva con “Thick as a Brick” il gruppo britannico sembra quasi voler affermare, con “Living in the Past”, la continuità ed omogeneità della propria ispirazione musicale. Si tratta di un doppio che sta a metà tra la raccolta e l’album, poiché comprende sì brani già editi, fra cui “Song for Jeffrey” (dall’album “This…

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  • JETHRO TULL, Thick As A Brick (Chrisalis, 1973)

    Pochi dischi, come “Thick as a Brick”, hanno diviso e dividono tutt’ora critica e pubblico. In verità l’inconciliabilità fra roboante esaltazione e accanita denigrazione, che da sempre avvilisce questo album, è dovuta ad opposti e sterili estremismi, arroccati su posizioni unilateralmente fossilizzate. Da parte nostra abbiamo cercato di dimostrare, nelle precedenti recensioni dei Tull, come…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010