• THE TWILIGHT SAD, “Sick” (Fat Cat, 2011)

    Il singolo “Sick” anticipa “No One Can Ever Know”, il nuovo album della band scozzese in uscita a febbraio.

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  • Dustin O’Halloran, un pianista a Berlino

    E’ da poco uscito “Lumiere”, il suo terzo disco, su etichetta Fat Cat Records. Dustin O’Halloran suonerà in Italia a maggio e giugno.

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  • ANIMAL COLLECTIVE, Feels (Fat Cat, 2005)

    Gli Animal Collective sono tra le creature più importanti che attraversano il suono americano di questo inizio di millennio: ne ero già praticamente certo perlomeno dal 2003, l’anno di “Here Comes the Indian”, tra i più mirabili risultati artistici degli ultimi tempi e non solo nel ristretto campo del cosiddetto pre-war folk e neanche solo…

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  • VASHTI BUNYAN, Lookaftering (Fat Cat / Wide, 2005)

    Fino a oggi, fino al momento dell’uscita di questo “Lookaftering”, l’unico viaggio musicale compiuto da Vashti Bunyan era ancorato al 1969, periodo di illusioni e sogni, di ipotesi di vita nomade agli angoli più sperduti della società occidentale; “Just Another Diamond Day” racchiudeva tutto ciò che ho elencato in un piccolo meraviglioso scrigno, reso nobile…

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  • ANIMAL COLLECTIVE AND VASHTI BUNYAN, Prospect Hummer (Fat Cat, 2005)

    Mentre proprio in questi giorni vedono la luce pubblicamente le nuove creature partorite dagli Animal Collective e da Vashti Bunyan è forse il caso di andarsi a ripescare questo EP di appena quattro tracce, pubblicato dalla Fat Cat prima dell’estate: non un vero e proprio lavoro a più menti, dunque, ma più che altro le…

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  • BLACK DICE, Creature Comforts (Fat Cat, 2004)

    Ovvero, come cercare di semplificare il bello rendendolo vacuo. Tanto splendido era apparso il mosaico di forme e sostanze che aveva preso corpo in “Beaches & Canyons” quanto inutile sembra ora il susseguirsi di suoni, borborigmi e pause acustiche che si pone come file rouge di questo secondo lavoro sulla lunga distanza (la band ha…

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  • ANIMAL COLLECTIVE, Sung Tongs (Fat Cat, 2004)

    Una delle caratteristiche della musica contemporanea è quella di basare la propria genesi sull’iper-produttività, immagine speculare di un mondo ansiogeno dominato dalla furia di arrivare (dove, è un mistero che temo resterà eternamente insoluto): gli Animal Collective non fanno eccezioni e continuano a sfornare album a ritmi folli. A pochi mesi di distanza dallo splendido…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010