[ di Francesco Melis ] I Veronica Falls, con soli due singoli all’attivo, hanno già riempito le pagine delle riviste musicali inglesi, ed il loro è un nome che circola ormai da qualche mese tra gli appassionati del genere più lungimiranti. In maniera giustificata.
[ di Francesco Marchesi ] Un impasto di delicato dream-pop legato alla attuale scena della west-coast (Beach House), art-rock e new-wave vetero eighties. Marcatamente psichedelico, dilatato, pacificato. Un album multiforme e spesso inafferrabile.
[ di Daniele Boselli ] Non vorremmo essere blasfemi, ma casualmente – e forse non proprio casualmente – arriva il giorno di Natale (come la venuta di Gesù) questo specialone sui concerti dei Primal Scream che suonano l’immortale “Screamedelica”.
[ di Eleonora Ferri ] Nuove tinte sperimentali acustiche vengono aggiunte alla tipica e solita psichedelia dei Clinic, impercettibile ed effimera innovazione stilistica.
[ di Gloria Annovi ] La conoscenza della fragilità, parola che si fa spirito, il problema di diventare uomini: Massimo Zamboni ci racconta le sue verità.
[ di Giuseppe Franza ] Cos’è la Globalizzazione? La Souljazz Orchestra, un gruppo canadese che suona una miscela d’incandescenti vibrazioni soul, afrobeat, samba, latin jazz e rare funk, come se di volta in volta fosse un gruppo di giovani afroamericani degli anni ’60 che registra per la Stax.
[ di Lorenzo Centini ] I Warlocks sono siderali, sia quando sprofondano in abissi psichedelici depressi, sia quando si danno una scossa e ritirano fuori le gagliarde canzoni ’60ies con cui hanno esordito.
[ di Nicola Guerra ] Che cosa devono fare ancora i CUT per meritarsi quel posto d’onore nell’underground italico che oramai gli spetta di diritto?
[ di Francesco Melis ] Di sicuro gli A Place to Bury Strangers non ricorderanno la data romana come una delle più fortunate, dato che hanno subito il furto dal loro furgone del laptop con le basi e vari effetti personali, ma gli astanti si ricorderanno invece dell’autentico muro sonoro fatto di batteria pulsante e…
[ di Piero Merola ] Mentre gli Abe Vigoda ultimano il soundcheck, incontriamo i due buontemponi californiani con immancabile camiciona a quadri nel camerino al Covo tappezzato di poster autografati dalle band passate per lo storico club bolognese.