[ di Giuseppe Franza ] L’orchestra londinese suona bene, stupisce e diverte come al solito, ma un po’ delude nel profondo. Frank Zappa, Sly and The Family Stone, colonne sonore dei B movies italiani degli anni ’70, Black Sabbath e Primus: la miscela strana c’è ma stavolta non stupisce.
[ di Francesco Melis ] Rivedere dal vivo una band che ha pubblicato il suo primo singolo nel 1990 e ritrovarla ancora giovane. La sensazione è che i Charlatans in questo 2010 abbiano preso parte a qualche misteriosa cura rigenerante.
[ di Gabriele Spadini ] Dovevano suonare i Throbbing Gristle, ma pochi giorni prima del concerto Genesis P-Orridge si è tirata indietro. Ecco dunque gli X-TG, ovvero gli altri tre componenti dei Throbbing Gristle.
[ di Matteo Ghilardi ] Il duo composto da Ferdinando Ferro e Antonio Marino ha documenti italiani ma cuore pulsante ancorato a radici prettamente folk-blues americane. Come sulla Highway 61, lungo il percorso che ci porta da Memphis a New Orleans.
[ di Daniele Boselli ] I Belle & Sebastian piombano nel nuovo decennio quattro anni dopo “The Life Pursuit”: si può essere critici oppure semplicemente schiacciare play e lasciare che “Write About Love” racconti quel che ha da dire.
[ di Francesco Melis ] Il quartetto belga torna dopo 4 anni: non ci troviamo davanti a un disco fotocopia di “Bring it on” e questo sarebbe anche positivo ed apprezzabile, ma “Synrise” lascia parecchio perplessi. In arrivo su Kalporz l’intervista ai Goose.
[ di Tommaso Artioli ] Dalle teste di James Lavelle e Pablo Clements prende forma, in qualcosa di più di una mezz’ora di musica, un Ep che giunge a ricordarci che il progetto UNKLE esiste ancora. Un approccio particolarmente eclettico, adatto per qualche nostalgia.
[ di Eleonora Ferri ] Fra atmosfere oceaniche, cetacee e ecosolidali ritroviamo una Bjork ristabilita che torna a quel lavoro vocale sicuramente vincente che non sentivamo forse dai tempi di “Medulla” del 2004. I Dirty Projectors invece, proseguono temi e ritmi già affermati nel precedente “Bitte Orca”.
[ di Simone Dotto ] Avete mai visto Manuel Agnelli suonare nelle retrovie, oppure Steve Wynn, ultimo entrato assieme a Rodrigo D’Erasmo, accompagnare alla chitarra un blues di Cesare Basile in dialetto siciliano?
[ di Francesco Giordani ] Se siete allergici al romanticismo al polietilene non riciclabile di Alphaville, Erasure, Soft Cell o Pet Shop Boys, meglio restarsene rigorosamente alla larga. Tutti gli altri troveranno invece un gruppo dotato di una fantasia non certo sconfinata ma dalle grandi doti manieriste.