• THE CURE, “Songs Of A Lost World” (Fiction, 2024)

    I Cure ci sono ancora. Per fortuna.

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  • WHITE LIES, “Ritual” (Fiction Records, 2011)

    [ di Francesco Melis ] Il trio inglese appare in questa sua seconda prova nettamente fuori fase come se fosse “uscito fuori tema”.

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  • CRYSTAL CASTLES, Crystal Castles (Fiction Records, 2010)

    Si è vero. Ethan Kath e Alice Glass dimostrano poca fantasia per quanto riguarda i titoli dei loro dischi. Il secondo lavoro dei Crystal Castles è omonimo, esattamente come il suo predecessore. Per loro fortuna il valore artistico di un album prescinde completamente dal titolo. E questo appare come il fratello più maturo e calibrato…

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  • THE CURE, Bloodflowers (Fiction Records, 2000)

    I Cure entrano nel loro ventitreesimo anno di vita, Robert Smith supera la soglia dei quarant’anni: a rigore cronologico si deve parlare di una band matura. Ma il risultato di “Wild Mood Swings”, oltre a lanciare nuovi allarmi di crisi interne alla band – come al solito, ormai è abitudine -, ha lasciato interdetti e…

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  • THE CURE, Wild Mood Swings (Fiction Records, 1996)

    Gli anni ’90 passano velocemente per i Cure, che presentano solo due album in studio: in compenso si sprecano i Live (di cui il migliore è sicuramente “Cure Paris”) e le raccolte, mai esaltanti (particolarmente deludente e mediocre “Galore”). Nel 1996, comunque, esce “Wild Mood Swings”, da tutti atteso come il seguito dell’esaltante “Wish”. Attese…

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  • THE CURE, Wish (Fiction Records, 1992)

    Cronologicamente sono passati solo tre anni da “Disintegration”, ma musicalmente siamo a secoli di distanza. Nel 1991 è stato pubblicato “Nevermind” dei Nirvana, e da allora il mondo del rock è stato stravolto: si parla di un nuovo suono, quello di Seattle (che sarebbe proposto, oltre ai Nirvana, da Pearl Jam, Alice in Chains e…

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  • THE CURE, Disintegration (Fiction Records, 1989)

    Ormai è cosa certa, i Cure sono un gruppo fatto apposta per spiazzare il proprio uditorio. Quando ormai la vena pop sembra nettamente consolidata da album come “The Top” e “Kiss Me Kiss Me Kiss Me”, la band di Robert Smith torna alla carica con un album che dimostra i suoi intenti fin dalla cover:…

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  • THE CURE, Kiss Me Kiss Me Kiss Me (Fiction Records, 1987)

    Due anni dopo essere tornati prepotentemente sulla ribalta internazionale con “The Head On the Door” – primo posto in classifica in Inghilterra -, album seguito da una trionfale tournée mondiale, culminata nell’entusiasmante show in Provenza, sulla Costa Azzurra, nell’anfiteatro di Orange, i Cure presentano un nuovo lavoro. E tornano a sorprendere: è nuovamente l’anima pop…

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  • THE CURE, The Head On The Door (Fiction Records, 1985)

    Raramente il progetto musicale di un gruppo è stato così saldamente in pugno ad una sola persona. Col passare del tempo diventa chiaro a tutti come i Cure siano una creatura ad immagine e somiglianza di Robert Smith, che gestisce il resto della band come un’azienda, con licenziamenti e promozioni. Così, dopo la realizzazione di…

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  • THE CURE, The Top (Fiction Records, 1984)

    Superato, non con poche difficoltà, il momento difficile, Robert Smith torna ad occuparsi a tempo pieno dei Cure, spinto dalle possibilità creative che il nuovo sound ottimato può garantirgli. Con Tolhurst ormai fisso alle tastiere affida la batteria a Andy Anderson e il basso a Phil Thornalley. Le ipotesi fatte sul pop espresso in “Japanese…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010