• MASSIMO ZAMBONI, L’inerme e’ l’imbattibile (Il Manifesto, 2008)

    «Grazie sorella sconfitta, mi hai dato gli occhi e donata la voce». Una curiosa capacità divinatoria, quella di Massimo Zamboni, che in un verso tratto dal suo debutto solista di quattro anni fa aveva saputo prevedere ciò che sarebbe stato oggi. Nonostante una timidezza cronica è lui, questa volta, a prendere il microfono, a parlare…

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  • ARDECORE, Chimera (Il Manifesto, 2007)

    Che non scherzassero affatto lo si era capito appena Giampiero Felici aveva aperto bocca: ma Ardecore aveva ancora quell’aria da progetto “una botta e via”, uno sfizio che per un momento aveva avvicinato musicisti solitamente troppo diversi e in altre faccende affaccendati. Al fatidico secondo appuntamento, invece, l’ensemble romano si è presentato non solo puntuale…

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  • LALLI&PIETRO SALIZZONI, èlia (il manifesto, 2006)

    Da qualche anno un capellone riccioluto si aggirava sui palchi a fianco della figurina gracile e ossuta di Lalli, cantautrice torinese conosciuta purtroppo più per la militanza nei Franti che per la propria produzione solista. Pietro Salizzoni aveva già scritto le canzoni a 4 mani con lei nel precedente “All’improvviso nella mia stanza”, suonato le…

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  • LALLI & PIETRO SALIZZONI, èlia (il manifesto, 2006)

    Da qualche anno un capellone riccioluto si aggirava sui palchi a fianco della figurina gracile e ossuta di Lalli, cantautrice torinese conosciuta purtroppo più per la militanza nei Franti che per la propria produzione solista. Pietro Salizzoni aveva già scritto le canzoni a 4 mani con lei nel precedente “All’improvviso nella mia stanza”, suonato le…

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  • ARDECORE, Ardecore (Il Manifesto, 2005)

    Roma e la sua cultura, nell’Italia del 2000 e poco più, sono spesso e volentieri identificate nelle vicende grottesche nelle quali finiscono i personaggi di Carlo Verdone e negli zoticoni ignoranti che infestano la casa del Grande Fratello. Il romano è, per tutti coloro che si avvicinano solo superficialmente alla materia, una lingua becera, volgare,…

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  • TETES DE BOIS, Pace e male (Il Manifesto, 2004)

    Da un palco improvvisato sul retro di un camioncino a Campo de’ Fiori alle assi del palcoscenico del Premio Tenco: è stato lungo e insperato il cammino dei Tetes de Bois, in questi dieci anni di musica, ma le loro canzoni non dimenticano mai da dove sono venute, ora che spesso sono contesti più prestigiosi…

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  • ASSALTI FRONTALI, Hsl (Il Manifesto, 2004)

    Periodo denso, questi ultimi cinque anni: guerre, Genova, le Twin Towers…troppo denso, perché uno come Militant A non tentasse di raccontarci tutto secondo il suo punto di vista. Gli Assalti Frontali ritornano al Manifesto (prezzo 8 euro), a un lustro esatto da “Banditi”, ma arrivano in grave ritardo, quando tutti hanno già cantato e messo…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010