• ALUNAGEORGE, “Body Music” (Island, 2013)

    Calati nel sovraffollato mercato del nuovo soul gli AlunaGeorge rispondono alle alte aspettative con un album non privo di idee ma decisamente monocorde.

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  • DISCLOSURE, “Settle” (PMR/Island, 2013)

    I Disclosure arrivano come un tornado nel mondo della musica elettronica, sfornando un debut album impeccabile.

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  • PAUL WELLER, “Sonik Kicks” (Island, 2012)

    [ di Matteo Maioli ] In “Sonik Kicks” ritroviamo gli ingredienti degli ultimi due album di Weller: robusti r’n’r, atmosfere bucoliche e un sound innovativo e psichedelico supportato dall’elettronica.

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  • PJ HARVEY, “Let England Shake” (Universal Island, 2011)

    “Let England Shake” è un disco rock basico, quasi primordiale, fatto di un folk grezzo e increspato che è suono senza tempo.

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  • U2, No Line On The Horizon (Island, 2009)

    Conosco coppie che si sono riformate dopo lunghi mollamenti, e con buona intesa. Altro che minestra riscaldata. Non si sta parlando di reunion tra gruppi ormai disciolti, ma della possibilità di rinsaldare, dopo cocenti delusioni, i sentimenti tra i fans e la propria band del cuore. Nel qual caso, con gli U2. In fondo, è…

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  • PULP, Different Class (Island, 1995)

    Il Brit-Pop è stato, nel suo asimmetrico sviluppo critico, uno dei simboli musicali più facilmente circoscrivibili e marcati degli anni novanta. E questo fin dalla sua stessa, indistinguibile definizione: questa crasi sloganistica che mantiene al suo interno la connotazione geografica e quella più peculiarmente sonora segnerà un solco profondo nello sviluppo successivo della musica leggera.…

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  • SPARKS, Kymono My House (Island, 1974)

    In piena esplosione della moda glam-rock (soprattutto nel Regno Unito) assurge agli onori delle cronache musicali la creatura Sparks: in breve tempo “Kimono My House” diventa un classico del genere, grazie ad un’amalgama musicale che ha del sorprendente. Il cantato di Russell Mael, quasi da voce bianca, raggiunge picchi difficilmente immaginabili, gli strumenti che lo…

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  • BRIAN ENO, Another Green World (Island, 1975)

    Brian Eno chi? In qualche modo il fatto di aver messo lo zampino nei progetti musicali più audacemente innovativi degli anni settanta ed ottanta (enigma U2 a parte) lo ha in effetti reso noto ai più maggiormente per l’attività di produttore e di inesauribile scopritore di talenti, col rischio, nella peggiore delle ipotesi, di passare…

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  • U2, All That You Can’t Leave Behind (Island, 2000)

    20 anni fa, il viso di un bimbo piccolo dall’espressione già adulta faceva capolino nelle vetrine di alcuni negozi di dischi. Era la copertina di un album chiamato “Boy”, di un gruppo che di nome faceva U2. Qualche cliente diede credito alla cover e la fece sua. Da quegli attimi sarebbe partita una delle più…

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  • TOM WAITS, Franks Wild Years (Island, 1987)

    L’Orco ormai non sbaglia un colpo neanche a pagarlo profumatamente. “Franks wild years” (titolo preso da una canzone presente in “Swordfishtrombones”, splendido album uscito quattro anni prima e prototipo della nuova fase dell’artista) ha come sottotitolo “Un operachi romantico in two acts” e nasce come lavoro teatrale scritto insieme alla moglie e musa Kathleen Brennan.…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010