[ di Matteo Maioli ] “Tramp” regala momenti di folk visionario, ballate sofferte con crescendi rock da brividi e testi intimisti e confessionali. La “Florence Welch americana” è in crescita.
[ di Piero Merola ] Il loner del Wisconsin, mai dismessi del tutto i panni di un Neil Young contemporaneo, si avventura in coraggiose architetture da pop da camera. Ma resta sulla strada.
Il secondo album si intitolerà “Bon Iver” e uscirà il 20 giugno per Jagjaguwar/4AD.
[ di Stefano Solaro ] Gli Okkervil River salutano le praterie dell’America piú rurale per imbarcarsi su un’astronave che vola verso fulgide costellazioni, composte da pianeti dagli azzimati paesaggi barocchi.
Sai cosa? Dai Dinosaur Jr. ti aspetti esattamente un disco come questo. Capiamoci. Non ti aspetti un disco bruttino o noioso, ma ti aspetti un lavoro che metta assieme melodie, distorsioni, cascate di chitarre elettriche e assoloni. Ormai Mascis, Barlow e Murph lo san fare ad occhi chiusi e pare che qui lo vogliano dimostrare.…
Magari non ci pensi più perché ci sta che non siano il primo dei tuoi pensieri, ma quando ti capita di riascoltare le loro canzoni capisci perché, ai tempi, ti sei innamorato degli Okkervil River. Erano i tempi di “Black Sheep Boy” e il popolo degli appassionati si era unito all’unanimità, sicuro di essere davanti…
Dividendosi fra le cime rosa dei Pink Mountaintops e quelle nere dei Black Mountain, Stephen McBean si è costruito la sua piccola comune freak nella quale sfogare il proprio ego di uomo fuori dal tempo. Se con i primi la voglia di diventare i Velvet Underground del 2000 veniva un attimo offuscata da un interessante…
Che il Canada sia una sorta di continente vergine (o terra promessa) per l’indie rock è un fatto ormai difficilmente contestabile, per altro testimoniato dalle dozzine di band (spesso ottime) e album che sono sbocciati come funghi da almeno un quinquennio a questa parte a Montreal e dintorni. Un intricatissimo e aggrovigliato sottobosco di disordinati…
Ci sono certi dischi che, per loro natura, vanno lasciati decantare. Sarebbe sbagliato scriverne di getto solo per arrivare primi, quando magari tutti l’hanno scaricato e nessuno riesce più a goderselo il giorno dell’uscita. Non è una giustificazione, questa. Solo che ognuno ha i suoi tempi e la musica deve seguirli, senza dimenticare il dovere…
Che il destino del 2006 musicale sia quello di essere ricordato come l’anno di Simon Joyner? Prima la sempre più meritevole Jagjaguwar licenzia l’ottima compilation “Beautiful Losers”, dove uno accanto all’altro è possibile ascoltare alcuni dei migliori istanti della carriera di questo cantautore del Nebraska, quindi il nostro torna alla carica e accompagnato da uno…