• WILDERNESS, Vessel States (Jagjaguwar / Wide, 2006)

    Mi dispiace, ognuno dovrebbe fare quello che sa fare. E la new-wave gli americani non la sanno fare, tranne alcuni casi sparuti (leggi Interpol). Qui siamo veramente ai ferri corti, e sorprende che qualcuno (PitchFork) ci caschi; del resto bisogna sempre far finta di tirare fuori il coniglio dal cilindro. I Wilderness arrivano al loro…

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  • OKKERVIL RIVER, Black Sheep Boy (Jagjaguwar, 2005)

    Fondamentalmente sta tutto nei primi due minuti di “For Real”. Il riff di chitarra e la voce sussurrata che diventa urlata mentre gli strumenti diventano sempre più numerosi e creano un pathos emotivo che lascia senza fiato. Ma c’è molto altro in questo ultimo (capo)lavoro a firma Okkervil River. Due anni dopo “Down The River…

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  • ONEIDA, The Wedding (Jagjugawar, 2005)

    Recensendo l’EP “Nice. Splittin’ Peaches” uscito l’anno scorso per la Ace Fu avevo supposto come l’utilizzo di elementi acustici e l’esplosione melodica dei brani fossero elementi da prendere seriamente in considerazione nell’immaginare la possibile track list di “The Wedding”. Bè, oggi mi trovo a dover rivendicare fortemente tale affermazione. Il matrimonio accennato nel titolo non…

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  • BLACK MOUNTAIN, Black Mountain (Jagjaguwar, 2005)

    Dietro i Black Mountain si nascondono i visi e le menti dei Pink Mountaintops, e questo dovrebbe delineare con una certa precisione le direttrici sonore della band: rincorsa affannosa verso la conquista dell’alchimia musicale degli anni ’70, quindi acidità di chitarra, bassi corposi (ovvero la base di un brano come “Druganaut”, sospeso viaggio ipnotico e…

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  • THE SKYGREEN LEOPARDS, Life & Love in Sparrow’s Meadow (Jagjaguwar, 2005)

    Forse è il caso di fare un salto indietro e di accennare qualcosa al volo sul “Jewelled Antler Collective”, ovvero la casa base per tutti quei personaggi, quei freak, quei sognatori che nell’America ben poco rurale di inizio ventunesimo secolo hanno deciso di riproporre al mondo i suoni campestri e bucolici tipici del folk. Da…

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  • THE PINK MOUNTAINTOPS, The Pink Mountaintops (Jagjaguwar, 2004)

    Se dovessi essere costretto a trovare una qualifica specifica per la musica sprigionata dall’esordio dei Pink Mountaintops direi che si tratta di un album indolente. Il termine non è da ricercare nel dipanarsi delle trame sonore, quanto nel vero e proprio mood in cui questi ragazzi sembrano completamente immersi. L’ascolto del primo brano nel quale…

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  • ONEIDA, Secret Wars (Jagjugawar, 2004)

    A poco più di un anno di distanza da “Each One Teach One”, doppio cd capolavoro vincitore dei MusiKàl! Awards, il gruppo di Kid Millions e Bobby Matador torna sulla piazza, presentando il nuovo lavoro “Secret Wars”. E stupefacendo fin dal primo brano: l’ammaliante trama di “Treasure Plane” si sviluppa con un andamento molleggiato, psichedelico,…

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  • ONEIDA, Anthem of the Moon (Jagjaguwar, 2001)

    Se “Come On Everybody Let’s Rock” risultava a conti fatti come l’estremo omaggio degli Oneida al rock puro, “Anthem of the Moon” (registrato, come specificato nel libretto, non in uno studio, ma “in the stones”) si pone come il punto di svolta, il raggiungimento definitivo della maturità compositiva. La band si riaffaccia ancora dalle parti…

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  • ONEIDA, Come on Everybody Let’s Rock (Jagjaguwar, 2000)

    “Come On Everybody Let’s Rock”, secondo episodio ad uscire per la Jugjaguwar (e ad appena una settimana di distanza dall’EP “Steel Rod”) inizia a mostrare in pieno il vero volto degli Oneida: viene portato all’eccesso il lato ossessivo dei suoni, i riverberi acquistano una maturità e una consapevolezza fino ad allora parzialmente incompiuta, si gioca…

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  • ONEIDA, Steel Rod (EP, Jagjaguwar, 2000)

    Il primo lavoro degli Oneida ad uscire direttamente sotto l’etichetta Jagjugawar è un EP contenente cinque brani, che anticipa di una settimana la pubblicazione di “Come On Everybody Let’s Rock”: ennesima dimostrazione della vivacità creativa del quartetto. Si nota, rispetto al precedente “Enemy Hogs”, una maggior libertà artistica, esplicitata fin dal brano di apertura, “XXY”,…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010