• JETHRO TULL, Living In The Past (2LP, Chrisalis, 1973)

    Nell’anno dell’esplosione progressiva con “Thick as a Brick” il gruppo britannico sembra quasi voler affermare, con “Living in the Past”, la continuità ed omogeneità della propria ispirazione musicale. Si tratta di un doppio che sta a metà tra la raccolta e l’album, poiché comprende sì brani già editi, fra cui “Song for Jeffrey” (dall’album “This…

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  • JETHRO TULL, Thick As A Brick (Chrisalis, 1973)

    Pochi dischi, come “Thick as a Brick”, hanno diviso e dividono tutt’ora critica e pubblico. In verità l’inconciliabilità fra roboante esaltazione e accanita denigrazione, che da sempre avvilisce questo album, è dovuta ad opposti e sterili estremismi, arroccati su posizioni unilateralmente fossilizzate. Da parte nostra abbiamo cercato di dimostrare, nelle precedenti recensioni dei Tull, come…

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  • JETHRO TULL, Benefit (Chrisalis, 1970)

    Il suono del gruppo si irrobustisce in questo lavoro a volte considerato un completamento di “Stand Up”, il suo naturale séguito condotto nel medesimo solco stilistico. In realtà, se è vero che non troviamo differenze sostanziali fra i due dischi, ne rileviamo però di secondarie, marginali, tali in ogni caso da rafforzare la nostra interpretazione…

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  • JETHRO TULL, Stand Up (Chrisalis, 1969)

    Alla seconda uscita i Jethro Tull – che presero il nome a prestito da un agronomo scozzese del XVIII secolo – realizzano la loro prima opera di grande valore. La formazione è a quattro, come sarà ancora per il successivo “Benefit”: l’istrionico cantante e polistrumentista (e non solo flautista) Ian Anderson, autore di qui in…

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  • JETHRO TULL, This Was (Chrisalis, 1968)

    L’esordio discografico dei Jethro Tull è all’insegna del blues, nella cui direzione spingeva soprattutto Mick Abrahams. La voglia di Anderson di esplorare nuove vie sarà poi fra le ragioni della precoce rottura con il chitarrista. Nel suo genere, e considerato singolarmente, “This Was” è opera già pienamente matura, benché non lo sia in senso assoluto…

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  • JETHRO TULL, Aqualung (Chrisalis, 1971)

    Nell’anno di opere quali “Nursery Crime” dei Genesis, “In The Land of Grey and Pink” dei Caravan, “Pawn Hearts” dei Van der Graaf Generator e altre – dunque in tempi di pieno fermento progressivo – i Tull offrono il loro contributo forse più riuscito, certamente il più equilibrato. Il quale, a detta dello stesso Anderson,…

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  • Ian Anderson, “La notte dei flauti”, Reggio Emilia (11 settembre 2001)

    Il secondo appuntamento della rassegna concertistica MUSICARE è “La notte dei flauti”. La gestione del direttore artistico Andrea Griminelli, flautista reggiano di fama internazionale ha conferito all’intera manifestazione un sentore da GRIMINELLI & FRIENDS a noi non molto gradito. L’appuntamento di cui ci occupiamo è stato arricchito all’ultimo minuto dalla presenza di Ian Anderson, il…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010