• BECK, “One Foot in The Grave” (K Records, 1994)

    Il terzo album indipendente di Beck, dopo “Golden Feelings” e “Stereopathetic Soulmanure”, arriva quando Beck è già piuttosto conosciuto per via del singolo “Loser” e quando “Mellow Gold” è già uscito da diversi mesi, ed è il più “canonico” dei tre album indipendenti, anche se in ogni caso inusuale rispetto ai primi lavori di Beck…

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  • OLD TIME RELIJUN, Catharsis In Crisis (K Records, 2008)

    In qualche cantone dell’attuale Medioevo musical-creativo c’è qualcuno che trova il coraggio di sbrogliarsi da tutte le inibizioni e si prende la libertà di suonare finalmente “scandaloso”: in questo paesaggio di industrie morenti, discografici piangenti e musiche anestetizzanti gli Old Time Relijun, ad esempio, hanno trovato il giusto sfondo per la loro trilogia del Lume…

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  • OLD TIME RELIJUN, 2012 (K / Wide, 2005)

    Il giorno in cui Arrington de Dyoniso traghetterà la sua creatura musicale fuori dal blues il mondo si capovolgerà, le stelle si spegneranno, il papa bestemmierà, nel Sahara arriverà la neve che tutto imbiancherà. L’avrete capito anche da soli, gli Old Time Relijun dati in rivoluzione stilistica totale alla fin fine dimostrano di essere sempre…

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  • MICROPHONES, Live in Japan, February 19th, 21st, and 22nd, 2003 (K Records, 2004)

    Con “Mount Eerie” Phil Elvrum si è decisamente avvicinato alla composizione perfetta: ora, a distanza di un anno, esce questo live registrato in un fine settimana nella terra del sol levante. Ed è la dimostrazione che la genialità di quest’uomo è tutt’altro che esaurita. Tanto per cominciare a dispetto della nozione classica di esibizione dal…

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  • MICROPHONES, Mount Eerie (K Records, 2003)

    Ipotesi: Phil Elvrum è un genio, di quelli con la G, la E, la N, la I e la O maiuscole. Tesi: Appena due anni fa, all’uscita di “The Glow Pt. 2” si era inserito il suo nome in un’ipotetica scuola di pensiero che cercava nuove vie di fuga per l’acustica. “The Glow Pt. 2”…

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  • MICROPHONES, The Glow Pt. 2 (K Records, 2001)

    La grandezza della scena indipendente americana sta proprio in dischi come quest’ultimo dei Microphones, che magari fatichi anche a trovare qua da noi e che per questo finiscono con l’esserti ancora più cari. Qui ad esempio Phil Elvrum, l’uomo che si nasconde dietro ai Microphones nonché membro degli Old Time Relijun, lascia libero spazio alla…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010