• WILDBIRDS & PEACEDRUMS, The Snake (Leaf, 2009)

    Ritmo e voce. Non c’è poi molto altro. E’ allo spareggio tra queste due componenti fondamentali viene affidato il destino di praticamente qualsiasi brano di musica pop, quando tocca decidere se il neonato sarà un esemplare di belcanto o un martellone da dancefloor, una ballata struggente o un fiero rocchettone marziale… Soltanto un anno fa,…

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  • NANCY ELIZABETH, Battle And Victory (Leaf, 2007)

    Ormai con l’ora solare ci si è immersi nell’ennesimo autunno. In queste lunghe e buie giornate ci vorrebbe qualcosa che scaldasse l’animo, i camini – si sa – nei nostri monolocali di città non ci sono più, e non ci è dato di poter passare la serata a fissare il fuoco per poi andare a…

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  • COLLEEN, Les ondes silencieuses (Leaf / Wide, 2007)

    “Io la musica son, ch’ai dolci accenti so far tranquillo ogni turbato core, et or’ di nobil ira et or’ d’amore poss’infiammar le più gelate menti”: è la stessa Cecile Schott, in arte Colleen, a citare questo passo dell’”Orfeo” di Monteverdi dalle pagine del suo sito, e non è un caso: dopo le architetture di…

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  • A HAWK AND A HACKSAW, The Way The Wind Blows (Leaf / Wide, 2006)

    “I Balcani sono una polveriera”: quante volte lo abbiamo sentito dire, e quante volte questa frase si è poi rivelata vera? Un’Europa ancora nascosta, che il mondo ha imparato a conoscere solo attraverso i film di Kusturica e Paspaljevic; eppure, la vitalità musicale di quelle terre è ancora tutta da indagare. Ci ha pensato Goran…

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  • TRIOSK, The Headlight Serenade (Leaf / Wide, 2006)

    Se ogni disco pubblicato dalla Leaf fosse della grandezza dei capolavori dello scorso anno (il jazz bambinesco e concreto di Hanne Hukkelberg e la classicità electro di Murcof), si dovrebbe davvero andare in pellegrinaggio a Londra e costruire un monumento davanti alla sede dell’etichetta. Eppure, non sempre siamo così fortunati. Le astrazioni jazzy degli australiani…

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  • volcano!, Beautiful Seizure (Leaf / Wide, 2006)

    Hanno diversa rabbia in corpo, i volcano!, che probabilmente non riescono a sfogare in altre maniere. E non nasce così il rock? Mah, non facciamoci domande filosofiche: il trio di Chicago esplode (e per loro è letteralmente il caso di dirlo) con questo debut album “Beatiful Seizure” e debilita l’ascolto. Affascinante quando con arpeggi delicati…

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  • HANNE HUKKELBERG, Little Things (Leaf / Wide, 2005)

    E se Billie Holiday non fosse morta nel 1959? Giochiamo con l’immaginazione, e pensiamo a cosa sarebbe potuto succedere: togliete a Lady Day l’eroina, fatela innamorare perdutamente dei musical hollywoodiani, convincetela ad abbandonare l’inferno di New York e portatela tra i colori vividi nella natura norvegese; poi lasciate che si appassioni ai videogiochi e alle…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010