[ di Paolo Bardelli ] C’è sempre bisogno, ogni tanto, di melodie che stanno tra lo zuccheroso e l’incazzoso. Elezione d’ufficio a personale colonna sonora di primavera 2011.
[ di Lorenzo Centini ] Non so voi, ma io ho spessissimo bisogno di sentire canzoni, semplici canzoni, nessuna novità sensazionale che dura un quarto d’ora al più.
[ di Max Sannella ] Con questo disco il cantautore di Vancouver si tuffa a corpo morto nel centro degli anni ’80, nel focus poco più che tiepido di quello “speech individualistico e confidenziale” che lascia infiniti dubbi. Rivogliamo i The New Pornographers!
[ di Nicola Guerra ] Tornano i Superchunk, e partoriscono un disco eccezionale, figlio del tempo che fu, eppure talmente attuale che le nostre orecchie stentano a crederci.
Esce nel 2010 “Work”, il terzo album degli Shout Out Louds, dopo che i primi due hanno provveduto a spianare la strada e a fornire una buona reputazione e fama dalla critica. Ormai non ci si deve più stupire di questo gruppo: il loro esame di maturità è stato già superato con successo. Stesso discorso…
Metti su “Before Destruction” con quelle chitarre stoppate quanto le ritmiche spezzate, gli echi che ronzano attorno a una di quelle voci graffiano a primo ascolto, il “rumore” dei silenzi e avverti ancora la polvere di un garage. Negli States c’era il garage-rock. Questa forse è già un’altra epoca, anche se non è passato chissà…
“I licenziati trovino qualcosa da fare”, “Gli italiani devono lavorare di più” e così via. Ogni giorno quello che si è fatto immortalare con il berretto da Macchinista della Freccia Rossa ne dice una più bella dell’altra. Ottimismo spiccio, ad etti, come quando si va dal salumiere che te poi se ce n’è un’etto e…
Quando un americano ci sa fare, ci sa fare sul serio. Da quando Mark Eitzel ha rimesso in piedi la vecchia sigla, dopo una parentesi solista avara di soddisfazioni ma artisticamente rispettabilissima, sembra aver ritrovato nuova linfa. “Love Songs For Patriots” aveva le coordinate giuste del grandissimo disco, ma alcuni meccanismi dovevano essere oliati per…
Mi si passi la banalità della citazione, ma il secondo album è effettivamente il disco decisivo per testare il valore delle band emergenti. Senza andare troppo indietro – e prendendo tre nomi chiave del revival indie degli anni 60, 70 e 80 che quasi monopolizza la scena attuale – si nota facilmente che tra Strokes,…
In un catologo già ricco di delizie pop, la Merge Records riconferma gli Essex Green, trio proveniente da Brooklyn. un nome che può suonare nuovo ai più: trattasi infatti del progetto parallelo di Sasha Bell e Jeff Baron dei più noti Ladybug Transistor. Nulla da invidare a quest’ultimi però: gli Essex Green sono la frangia…