• TARWATER, Spider Smile (Morr Music, 2007)

    Ascoltando “Spider Smile” non si può far altro che comprendere nuovamente quali sono le caratteristiche di questo suono fortemente mitteleuropeo, solido e volatile allo stesso tempo. Inutile perdersi in considerazioni intorno alla freschezza più o meno in via di esaurimento dell’indietronica. Jestram e Lippok proseguono per la loro strada. Una strada che conoscono bene e…

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  • ISAN, Plans Drawn In Pencil (Morr Music / Wide, 2006)

    Passi gli anni ad ascoltare decine di magnifici dischi di musica elettronica, spingendo sempre più lontano il pregiudizio che la macchina è sinonimo di freddezza. Ti torna in mente Björk, quando dice che piegare un oggetto freddo alla tua volontà e dargli umanità è la parte più bella della creazione. Oppure ricordi i molti dischi…

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  • MS. JOHN SODA, Notes And The Like (Morr Music / Wide, 2006)

    Diciamo la verità: se non fosse stato per la Morr Music, e per il fermento creato dalle molteplici emanazioni dei fratelli Acher, l’elettronica minimale non sarebbe mai arrivata nel mondo del pop. Onore al merito, dunque, ma dopo anni è difficile mantenere in vita un genere tanto sottile: i Ms. John Soda ci provano, a…

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  • LALI PUNA, Faking The Books (Morr Music / Wide, 2004)

    Poco tempo fa un giornalista chiese a Valerie Trebeljahr, cantante dei tedeschi Lali Puna, quale fosse la sua definizione di “pop”. Lei rispose con difficoltà, ma dando un’ottima chiave di lettura per la sua musica: “La base di partenza è la melodia, ma a noi piace scomporla aggiungendo qualcosa, disturbandola; ci piacerebbe che, dopo molti…

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  • OPIATE, Sometimes (Morr Music, 2003)

    L’elettronica di Thomas Knak, in arte Opiate, ha un gusto difficile. “Sometimes”, Ep di sei brani strumentali in uscita per l’etichetta berlinese Morr Music, la stessa che ha prodotto alcune delle pagine migliori della nuova elettronica tedesca, Lali Puna su tutti, ci mostra un universo pressoché impenetrabile di musica elettronica, silenzi e fruscii. Prendete “Perdot”,…

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  • LALI PUNA, Scary World Theory (Morr Music, 2001)

    Come alcuni tra i più attenti avranno osservato, la Germania ha una scena indipendente bella e vitale che merita molta attenzione. Né c’è da sorprendersi, visto che una delle influenze principali per tanta musica odierna arriva proprio da questa nazione e dal kraut-rock degli anni settanta. Fatto sta che proprio da lì sono venuti alcuni…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010