• RY COODER, Chávez Ravine (Nonesuch / Warner, 2005)

    Ogni disco di Ry Cooder è un viaggio a sè. Inutile cercare una continuità, un tema ricorrente, un’uniformità musicale. Stiamo parlando di un uomo alla perenne ricerca di note nuove, di suggestioni rinnovate e di enorme passione per le forme strumentali più disparate, un uomo che in ogni progetto in cui ha messo mano è…

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  • WILCO, Kicking Television – Live In Chicago (Nonesuch / Warner, 2005)

    Ascoltare il primo disco live dei Wilco con gli occhi ancora appagati del bellissimo concerto che Tweedy e soci han tenuto questo settembre alla festa dell’unità di Milano potrebbe mandare a monte qualsiasi vaga pretesa di oggettività che si aspetta da una critica musicale attenta e precisa. In fondo, stiamo parlando di una delle band…

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  • WILCO, A Ghost Is Born (Nonesuch, 2004)

    Dare seguito ad un capolavoro è una faccenda piuttosto complicata, ed è esattamente quello che è successo ai Wilco, autori giusto due anni fa di uno dei dischi più importanti degli ultimi tempi, “Yankee Foxtrot Hotel”. Dall’uscita di quel lavoro sono mutate diverse cose nel gruppo americano. Sono cambiati alcuni musicisti ed è cambiata la…

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  • CAETANO VELOSO, A Foreign Sound (Nonesuch, 2004)

    Interpretare canzoni altrui non è affatto una cosa semplice. Si deve dare una veste personale alle canzoni senza stravolgerne lo spirito, si deve scovare la natura intima del brano e portarla alla luce. Chi è diventato da tempo un maestro di questa arte, forse il più grande maestro contemporaneo, è Caetano Veloso. Lo ha dimostrato…

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  • WILCO, Yankee Hotel Foxtrot (Nonesuch, 2002)

    Il rischio che si corre con il nuovo disco dei Wilco è prestare troppa attenzione al rumore che ne ha anticipato la pubblicazione più che alla musica che contiene. Del resto è innegabile che “Yankee Hotel Foxtrot” porti i segni inconfondibili del disco di culto: il rifiuto da parte della Sire di pubblicarlo perché considerato…

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  • LAURIE ANDERSON, Life On A String (Nonesuch/WEA, 2001)

    Ogni album di Laurie Anderson va accolto come una boccata fresca di poesia nell’aria troppe volte stantia del rock/pop contemporaneo. “Life On A String” vede la luce dopo sette anni di quasi totale silenzio; un’attesa sicuramente ben premiata da un’opera che consacra l’artista americana come una delle espressioni più interessanti della musica contemporanea. Dopo “Moby…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010