I Chemical Brothers invadono Livorno come i Pink Floyd nell’89. Ma questa non è Italia Wave, semmai il concerto del duo di Manchester. Schermo gigante, effetti speciali smisurati. Come al cinema.
“Superchiome” inizia nello stesso punto dove “DeFonseca” ci aveva lasciato: gli stessi suoni smanopolanti ci avvisano che le trasmissioni sono ricominciate, e stavolta non si tratta più di semplici prove tecniche. I microfoni della loro personalissima Radio Praga ci restituiscono un Collini un po’ meno ‘comitato’ e sopra le righe rispetto a come lo ricordavamo.…
“L’astronave da 300 punti di Space Invaders, Enrico Berlinguer alla TV, le vittorie olimpiche di Alberto Juantoreña in nome della rivoluzione cubana, i sandinisti al potere in Nicaragua, il catechista che votava Pannella, gli amici del campetto passati dalle Marlboro direttamente all’eroina alla faccia delle droghe leggere”. Ecco, forse basterebbe la declamazione degli anni ’70…
Siedo all’entrata del locale, di fianco a un tavolo dove raccolgo iscrizioni per la newsletter di Kalporz. È lì che, questa sera, tra un saluto ad un amico e qualche tentato gancio fallimentare, mi rendo conto che la serata sarà qualcosa di unico. Scorro i nomi delle città di chi mi ha lasciato la sua…
Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo.
Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi)Le puntate precedentiBack To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla piùBack To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta VegaBack To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom YorkeBack To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89)Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010
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