• STEPHEN MALKMUS AND THE JICKS, “Mirror Traffic” (Domino Records, 2011)

    [ di Francesco Melis ] Passano gli anni e la musica di Stephen Malkmus, dai Pavement ai dischi da solista, è sempre più nel DNA di tante band moderne. A sentire l’ultimo “Mirror traffic” ci si chiede: siamo di fronte al godfather dell’indie statunitense attuale?

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  • Il nuovo singolo di Stephen Malkmus

    E’ “Senator”, tratto dall’album “Mirror Traffic” in dirittura d’arrivo ad agosto. Ascolta il singolo qui su Kalporz.

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  • Intervista a Stephen Malkmus

    Di M & R e Daniele Paletta Confesso un po’ di emozione. Sì, perché trovare all’altro capo del telefono un’icona vivente dell’indie rock degli ultimi quindici anni non è cosa da tutti i giorni. Lo hanno sempre dipinto come un gentiluomo, pacato e sottilmente ironico: ed è proprio così che lo trovo anche io, nonostante…

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  • PAVEMENT, Westing (By Musket and Sextant) (Drag City, 1993)

    Subito dopo la folgorazione dell’esordio “Slanted and Enchanted”, la Drag City pubblica “Westing (By Musket and Sextant)”, raccolta di singoli, tracce sparse e materiale vario del primo periodo dei Pavement. Un disco per sua stessa natura frammentario, che non è ancora quella conferma di trovarsi di fronte ad un gruppo di caratura assoluta che arriverà…

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  • PAVEMENT, Terror Twilight (Matador, 1999)

    “Terror Twilight”, il quinto e ultimo capitolo della discografia dei Pavement, arriva giusto qualche mese prima della traumatica ed inaspettata rottura del gruppo. Nel momento in cui il disco esce lo scioglimento sembra la più remota delle ipotesi sul futuro della formazione di Stockton, un po’ perché il gruppo è diventato un punto fermo su…

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  • PAVEMENT, Brighten The Corners (Matador, 1997)

    Ogni disco dei Pavement segna un piccolo cambio di rotta rispetto al precedente. In “Brighten the Corners” questa sterzata risulta soltanto più evidente. Non a caso è il primo disco in cui i Pavement si rivolgono ad un produttore esterno e non a caso scelgono Mitch Easter noto per avere lavorato sui primi due dischi…

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  • PAVEMENT, Wowee Zowee (Matador, 1995)

    E’ trascorso un solo anno dallo splendore di “Crooked Rain, Crooked Rain”, quando i Pavement danno alle stampe il loro terzo disco. Si intitola “Wowee Zowee” esattamente come un brano contenuto nel celebre “Freak Out” delle Mothers Of Invention di Frank Zappa e questo sembra un indizio dell’umore del disco. Infatti l’album è il più…

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  • PAVEMENT, Crooked Rain, Crooked Rain (Matador, 1994)

    C’è una piccola magia che sta giusto nei primi secondi di “Crooked Rain, Crooked Rain”. Mentre le chitarre indugiano in rumori che sembrano non avere alcuna direzione, ascoltando con attenzione si riesce a sentire la voce lontana di Stephen Malkmus che rivolta a Spiral Stairs dice “Watch that Scott”. Da quel momento ecco sopraggiungere gli…

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  • PAVEMENT, Slanted and Enchanted (Matador, 1992)

    Obliquo ed incantato. Il segreto del disco d’esordio dei Pavement è tutto racchiuso nel suo titolo. Perché se è vero che “Slanted and Enchanted” contiene l’urgenza e l’innocenza che contraddistinguono le opere prime, non mancano l’ironia, i brani sghembi e i testi bizzarri che conquisteranno ai Pavement tanti estimatori. La genesi del disco merita di…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010