• GANG OF FOUR, Entertainment! (EMI, 1979)

    “The Indian Smiles, He Thinks that the Cowboy is His Friend. The Cowboy Smiles, He is Glad the Indian is Fooled. Now He Can Exploit Him.” Questo declama la splendida copertina di “Entertainment!”, album d’esordio dei Gang of Four da Leeds, Regno Unito. E in queste tre frasi – accompagnate ironicamente da uno zoom sulla…

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  • MASSIMO ZAMBONI, Sorella sconfitta (Radiofandango / Warner Music Italy, 2004)

    Ci sono pochi artisti su cui l’appassionato vorrebbe sospendere ogni giudizio critico, e adorare incondizionatamente tutto. I componenti dei C.S.I., per chi scrive, sono tra questi. Si vorrebbe adorare tutto. Non sempre vi si riesce. Se Ferretti e i P.G.R. rallentano il passo, ma affondano per palese incapacità e fastidio per la leggerezza, Zamboni, perenne…

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  • PEARLS BEFORE SWINE, One Nation Underground (ESP, 1967)

    I Pearls Before Swine si formano nel 1965 per volontà di Tom Rapp, cantautore che secondo la leggenda avrebbe addirittura vinto un concorso di metrica poetica al quale partecipava anche Robert Zimmermann, noto ai più col nome d’arte di Bob Dylan. Quando nel 1967 la band dà alle stampe l’esordio “One Nation Underground” la leggenda…

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  • ANIMAL COLLECTIVE, Here Comes The Indian (Paw Tracks, 2003)

    Martellamenti di sottofondo, rumori ovattati, riverberi, voci impazzite ed improvvisi rigurgiti di chitarra. Musica frastagliata, ondivaga, improvvisa, deflagrante e spezzata. Così si presenta questo “Here Comes the Indian”, ultima fatica degli Animal Collective di Panda Bear e soci; musica folle – ma con degli pseudonimi del genere come ci si poteva aspettare qualcosa di diverso?…

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  • OI VA VOI, Laughter Through Tears (Outcaste, 2003)

    Quella degli Oi Va Voi è una sfida interessante quanto piena di insidie. L’idea di unire la tradizione “klezmer” (come dire la musica “soul” della cultura ebraica – col violino al posto dei fiati, beninteso) di quei musicisti erranti dell’Est europeo, con i più moderni ritmi “dance”, potrebbe far storcere il naso ai puristi –…

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  • BAUHAUS, In The Flat Field (4AD, 1980)

    L’esordio dei Bauhaus, band londinese capitanata da Peter Murphy, rientra perfettamente nello stereotipo musicale di un periodo storico, quello a cavallo tra la fine degli anni settanta e il decennio successivo, in continua mutazione ed evoluzione. Il movimento inglese aveva da tempo abbandonato le reminiscenze puramente punk, mescolandole ad atmosfere plumbee, nebbiose, potendo contare su…

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  • ONEIDA, Secret Wars (Jagjugawar, 2004)

    A poco più di un anno di distanza da “Each One Teach One”, doppio cd capolavoro vincitore dei MusiKàl! Awards, il gruppo di Kid Millions e Bobby Matador torna sulla piazza, presentando il nuovo lavoro “Secret Wars”. E stupefacendo fin dal primo brano: l’ammaliante trama di “Treasure Plane” si sviluppa con un andamento molleggiato, psichedelico,…

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  • ERYKAH BADU, Worldwide Underground (Motown, 2003)

    Questo album di Erykah Badu, preannunciato come un Ep ma, alla resa dei conti, troppo lungo per essere considerato tale, conferma questa eccezionale artista come la realtà più bella della black music contemporanea. Il suo stile è difficilmente inquadrabile in una categoria particolare; si possono fare tutti i paragoni che si vogliono (hanno scomodato pure…

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  • THE PRETTY THINGS, S.F. Sorrow (Repertoire, 1968)

    “S.F. Sorrow is Born”: inizia con un’affermazione inequivocabile l’album che segnerà l’ingresso dei Pretty Things di Phil May e compagnia. La strumentazione usata, la circolarità acida dei suoni, i riflessi policromi della loro musica sono segnali altrettanto inequivocabili del salotto culturale che la band era solita frequentare: “Bracelets of Fingers” si apre con i “Love,…

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  • JULIE’S HAIRCUT, Adult Situations (Superlove / Homesleep / Sony, 2003)

    Un ragazzo e una ragazza. L’uno di fianco all’altro. Hanno lo sguardo perso oltre l’obiettivo. Pensano a quello che hanno lasciato indietro? A quello che li aspetta d’ora in poi? Non è dato sapere (la vérité réside dans le songes, scrive la band nel libretto del cd), ma un titolo come “Adult situations” e il…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010