• PORT-ROYAL, Dying In Time (Sleeping Star, 2009)

    Ascoltare un disco dei Port-Royal significa lasciarsi accompagnare per i meandri ovattati di una dimensione surreale, dove spazi e tempi si dilatano all’inverosimile e la mente si ritrova a percorrere sentieri suggestivi ed altamente emozionali. Ormai questi ragazzi genovesi sono nell’appagante condizione di non dover più dimostrare niente a nessuno: è bastato il fulminante esordio…

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  • CARPACHO!, La fuga dei cervelli (Sleeping Star, 2007)

    “La Fuga Dei Cervelli” è già in giro dall’anno scorso e passando di mano in mano, grazie ai prodigi della rete e dell’hype costruito a dovere da alcune webzine, è diventato una specie di piccolo culto indie ancora prima di vedere le stampe. Parrebbe un piccolo miracolo. Detto questo, i Carpacho! rientrano nel filone del…

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  • LADYTRON, Witching Hour (Sleeping Star / Self, 2007)

    Questo electroclash si sta lentamente spegnendo. Gli anni d’oro della corrente che univa atmosfere dark, elettronica, propensione al dance floor e sensibilità pop sembrano ormai andati. Adesso si tira a campare continuando a cercare di trovare ispirazione negli ormai pluririciclati anni ’80. Parliamo di quei canoni usati e abusati e tutti, ordinatamente, disposti in “Witching…

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  • MONTECRISTO, Montecristo (Sleeping Star, 2007)

    Il progetto della Sleeping Star è interessante. Non solo riscopre e ripropone gentaglia dimenticata cui nessuno darebbe due lire come Nikki Sudden (r.i.p.), Julian Cope o i Circo Fantasma (e qui si parla ancora della loro vita precedente, quando ancora si chiamava Lain Records), ma vuole anche portare alla luce piccole realtà italiane come Carpacho…

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  • NIKKI SUDDEN, The Truth Doesn’t Matter (Sleeping Star, 2006)

    E’ strano dover scrivere di un album del genere e cercheremo di non buttarla nella retorica più spicciola. Insomma, Nikki Sudden non c’è più. Questo disco doveva già uscire quindi va bene così. E’ un testamento inconsapevole ed è puro “Nikki Sudden” come ce lo ricordavamo e ce lo vogliamo ricordare: su un palcoscenico intento…

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  • RAMONA CORDOVA, The Boy Who Floated Freely (Sleeping Star, 2006)

    Ci risiamo. L’ennesimo sciroccato del nuovo folk. Una scena che, guidata da Sua Maestà la Grande Incompresa Vashti Bunyan, ha dettato nuove regole di purezza e di voci particolarissime alla musica di questi anni, e i capolavori non sono neppure mancati: basti pensare agli incanti di Joanna Newsom o al prezzemolino Devendra, più onnipresente di…

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  • THE WHITEST BOY ALIVE, Dreams (Sleeping Star, 2006)

    Qualcuno dica al ragazzo di smetterla. Le ha provate tutte: gli avevano detto che con una chitarra in mano andava sul sicuro ed ecco i Kings Of Convenience. Dopo aver notato che ronzavano tutte attorno al dj si è dato in mano ai migliori produttori house per tirare fuori “Unrest”. Adesso sembran tutte pazze per…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010