• SUBSONICA, Palamalaguti, Bologna, 24 novembre 2007

    Inizia come finisce, il concerto di Bologna dei Subsonica. “Tutti i miei sbagli” suonata solo con chitarra elettrica e voce (anche se con tutti i cinque subsonici sul palco) prepara il clima live, “Tutti i miei sbagli” in completa versione strong infiocchetta alla fine la prestazione dei torinesi. La partenza è strana perché lasciata alla…

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  • Intervista a Samuel (Subsonica)

    Una chiacchierata con Samuel fatta vis à vis nei camerini del Vox di Nonantola.

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  • SUBSONICA, Terrestre (EMI Music, 2005)

    “Abbiamo avuto un approccio più rock, ma non siamo mai completamente una rock band”, dichiara Max Casacci (chitarra), riassumendo così in poche parole spirito ed intenti del nuovo disco dei cinque torinesi, dati prima per dispersi tra i vari progetti paralleli, dopodiché rientrati in studio con l’accompagnamento di una polemica discografica che con la musica,…

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  • SUBSONICA, Controllo del livello di rombo (Mescal, 2003)

    Dite un po’, se doveste creare la storia di una band che dal grigiore di una città industriale si proietta verso fiori e riflettori del Festival per antonomasia, cosa scrivereste dopo un sentiero che si snoda tra i battiti elettronici di tre album ed una costellazione di date sold-out? Se la risposta che vi state…

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  • SUBSONICA, Amorematico (Mescal, 2002)

    La sintonia cattura di nuovo le frequenze di Torino. Quella città gelida dalle tinte fosche, ma che racchiude sotto strati di ferro e cemento pulsazioni accelerate il ritmo di una sperimentazione che non conosce genere, che contamina e si contamina in un flusso ininterrotto di esperienze. Un panorama che i cinque subsonici hanno ben presente,…

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  • SUBSONICA, Subsonica (Mescal, 1997)

    Sembra un po’ di vivere uno di quei telefilm degli anni Settanta, quelli dai colori accesi e dai ritmi irrequieti, quelli che si vedono un po’ sgranati attraverso lo schermo. Sembra che questi colori e ritmi siano stati rubati alla loro dimensione per essere immersi in un’essenza nuova, inusuale, sotterranea. Questo è il primo lavoro…

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  • SUBSONICA, Coi piedi sul palco (minilive, Mescal, 1998)

    Davvero strano. Un mini live di appena quaranta minuti, pubblicato subito dopo l’album di debutto, non si vede certo tutti i giorni. Eppure può accadere. Può accadere quando, alla fine di un tour, ci si accorge di avere accumulato materiale interessante, come inediti, cover, arrangiamenti diversi da quelli del disco. Quando questo materiale è stato…

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  • SUBSONICA, Microchip emozionale (Mescal, 2000)

    C’è un suono strano che serpeggia tra i locali notturni dei Murazzi, che graffia ed accarezza, che si muove sospettoso per l’Italia coinvolgendo senza scampo chi lo incontra. Viaggia fino ad un palcoscenico, quello di Sanremo, festival della canzone, delle polemiche e della diretta televisiva. Ed è proprio questa che lancia il suono in questione…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010