Signore e signori, i mastri giostrai della Ralfe Band si sono rimessi in moto, assieme al loro sgangherato seguito fatto di saltimbanchi, cani randagi scompigliati, dannati loser di quartiere, zingari cantastorie squattrinati e rugose vecchiette sdentate, per renderci partecipi delle allucinanti visioni che da sempre caratterizzano il loro pittoresco immaginario sonoro. Descrivere il sound della…
Probabilmente non sarà un capolavoro questo “Swords” della esordiente Ralfe Band, eppure opere come questa non possono che dare da pensare… In un’epoca in cui sempre più inaggirabile si fa infatti la caratterizzazione “industriale” della musica, schiacciata su formule e prototipi rigidamente definiti all’interno dei quali ogni istante è già sempre originariamente una copia clonabile…
Devo capire perché questo disco piace a tutti. A Benicassim gli inglesi con cui ho avuto occasione di parlare dicevano di essere venuti qui soprattutto per loro. I colleghi mi han detto che sono fichissimi e addirittura Luca Vecchi, nel segnalarmi il disco, mi scrive “Fico” su un post-it. Ok. A Benicassim li ho visti,…
Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo.
Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi)Le puntate precedentiBack To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla piùBack To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta VegaBack To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom YorkeBack To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89)Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare l'esperienza di navigazione e per inviare pubblicità in linea con le tue preferenze. Continuando la navigazione acconsenti all’uso dei cookie.OkRifiutaPrivacy policy
Puoi revocare il tuo consenso in qualsiasi momento utilizzando il pulsante Revoca il consenso.revocare il consenso