• THE YOUNG GODS, XXY (Twenty Years 1985-2005) (PIAS / Self, 2005)

    Ho sempre considerato i ginevrini Young Gods una delle band fondamentali della scena musicale europea e il loro esordio omonimo una delle perle nascoste e troppo spesso dimenticate negli scrigni sonori degli ultimi trent’anni. Non nego che la notizia di un’antologia del loro materiale mi abbia colto piacevolmente di sorpresa: non che le ultime uscite…

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  • AKRON/FAMILY, Akron/Family (Young God, 2005)

    Akron fa venire alla mente l’Ohio, il Colorado, l’Iowa, il Wyoming, tutti quegli stati che ancora non hanno superato il duro contrasto tra contemporaneità e passato e vivono in un limbo indistinto dove è possibile trovare uno accanto all’altro il cowboy con gli stivali sporchi di merda di vacca e l’impiegato della grande multinazionale in…

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  • THE ANGELS OF LIGHT, The Angels Of Light Sing “Other People” (Young God, 2005)

    Prima di giudicare un lavoro come l’ultimo partorito da Michael Gira è doveroso porsi un interrogativo: è concessa a un musicista di consumata carriera e incrollabile gloria guadagnata sul campo la libertà di suonare solo ed esclusivamente per il gusto di farlo? O come tasselli microscopici della torre d’avorio del mercato sarebbe d’uopo indignarsi e…

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  • DEVENDRA BANHART, Nino Rojo (Young God Records, 2004)

    Il primo pensiero che si è installato nella mente dei musicofili alla notizia dell’uscita di nuovo materiale in studio per Devendra Banhart, mentre l’eco dei peana innalzati nei suoi confronti per quel capolavoro che risponde al nome di “Rejoicing in the Hands” ancora non si erano esauriti, è stato quello di essere costretti da subito…

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  • DEVENDRA BANHART, Rejoicing In The Hands (Young God Records, 2004)

    Da ateo non mi capita praticamente mai di soffermarmi a pensare alla vita ultraterrena, al Paradiso, alla conformazione delle ali degli angeli. Eppure se dovessi, costretto con le spalle al muro, concentrarmi su una visione celeste penso che identificherei senza problemi il canto dei cherubini nelle note di “Rejoicing in the Hands”, seconda fatica sulla…

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  • THE ANGELS OF LIGHT, Everything Is Good Here Please Come Home (Young God Records, 2003)

    Michael Gira è l’angelo di luce che una volta, ancora di carne, appariva sotto le sembianze di un cigno. In ogni caso parliamo di una figura alata, capace di attraversare venti anni di musica senza mai farsi abbindolare da quel mostro ghignante chiamato comunemente commercio. “Everything is Good Here/Please Come Home”, sua ultima fatica, ne…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010