• NO KIDS, Come Into My House (Tomlab / Audioglobe, 2008)

    Un prato tagliato impeccabilmente. Poco più in là, probabilmente, un lago immobile e sereno. Più o meno vicini a un tavolo, poco meno di una decina di commensali al brunch domenicale. Sono tutti ben vestiti, un look sportivo e leggermente retrò. Indovineresti facilmente i loro lavori da ricercatore universitario. E quello spilungone con gli occhiali,…

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  • DOG DAY, Night Group (Tomlab / Audioglobe, 2007)

    Mai letto un comunicato stampa? Raramente uno di quei fogli autocelebrativi e strabordanti di elogi riescono a descrivere bene quello di cui vorrebbero parlare. In questo caso, però, sì; hanno perfettamente ragione, quelli di Tomlab, quando scrivono che il debutto dei canadesi Dog Day sta da qualche parte tra “The queen is dead” e “Rather…

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  • DEERHOOF, Friend Opportunity (Tomlab / Audioglobe, 2007)

    Normalizzazione? No, credete a me: i Deerhoof, la normalità, non sanno nemmeno dove stia di casa. Oppure, se lo sanno, se ne tengono volutamente alla larga. Giunti al nono album, sembrano un po’ più addomesticati, ma la miglior immagine per descrivere la loro musica rimane quella di un frullatore: un gigantesco contenitore dove finisce dentro…

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  • FINAL FANTASY, He Poos Clouds (Tomlab / Wide, 2006)

    Vidi Owen Pallett per la prima e unica volta aprire uno strepitoso concerto degli Arcade Fire a Milano (recensione), lo scorso anno. Aveva un nome buffo, Final Fantasy, come un videogioco, e sembrava un bambino: un caschetto biondo da pubblicità Kinder, un violino, e qualche pedale; eppure, il ragazzino mostrava un gran talento, ed è…

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  • THE BOOKS, Lost and Safe (Tomlab, 2005)

    I due momenti fondamentali del successo dell’indietronica sono la pubblicazione di “Neon Golden” dei Notwist e le dichiarazioni di Thom Yorke sull’influenza dei Lali Puna sul suo lavoro per “Kid A” e “Amnesiac”. Da lì in avanti sono fioriti i lavoro di formazioni dediti a questa contaminazione glitch del pop più da cameretta possibile. Tutti…

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  • PATRICK WOLF, Wind In The Wires (Tomlab / Wide, 2005)

    Sono passati poco più di dodici mesi dall’esordio “Lycanthropy”, che aveva ammaliato e non poco per la sua capacità di mescolare la natura nuda e cruda del folk con la modernità oramai quasi vintage di un Atari ed ecco che il ventenne Patrick Wolf torna a far sentire la propria voce. E’ opinione sufficientemente diffusa…

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  • XIU XIU, Fabulous Muscles (Tomlab / Wide, 2004)

    Una delle principali ed annose querelle nate con il mestiere del critico è stata l’accusa – mai velata, mai sotterranea, sempre esposta e visibile – di affezionarsi a tal scrittore, tal musicista, tal regista da perdere la concezione primaria di critica e lasciarsi influenzare dal proprio sentimento. E di fronte a questo la “società” dei…

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  • FONICA, Ripple (Tomlab, 2003)

    I Fonica rispondono ai nomi di Kiichi Sugimoto e Cheason, vengono da Tokyo e rappresentano una delle novità più interessanti venute alla luce nel 2003; con in testa i Mùm i due hanno prodotto un album miracolosamente in equilibrio sulla linea che divide l’estetica digitale dalla pura e semplice acustica. L’avvolgente e spiroidale intro dato…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010