• ALL THE SAINTS, Fire On Corridor X (Touch & Go / Self, 2008)

    Già da qualche anno, shoegaze non è più una parolaccia: lo dimostrano i dischi di Amusement Parks on Fire, Serena-Maneesh e dei formidabili A Place To Bury Strangers. Alla lista, ora, converrà aggiungere anche questi All The Saints, che dalle atmosfere fluttuanti dei vari My Bloody Valentine e Slowdive estraggono un succo ancora più oscuro,…

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  • SHELLAC, Excellent Italian Greyhound (Touch & Go / Self, 2007)

    Ci sono almeno due motivi per cui questa recensione è inutile. Il primo: chi trepidava da otto anni per il seguito di “1000 hurts” si sarà buttato su “Excellent italian greyhound” con una foga da fanatico già al primo giorno di uscita. Il secondo: non c’è granché di nuovo da dire sugli Shellac. Loro non…

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  • SLINT, Spiderland (Touch & Go, 1991)

    “Spiderland” è un album importante per varie ragioni: è innanzitutto uno degli album grazie ai quali si inizia a citare il termine critico “post-rock”, che tanta influenza avrà su tutti gli anni ’90. E’ altresì un album nel quale si rilegge la storia recente del rock (punk, new wave ecc. ecc.) mostrando di averne compreso…

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  • THE BLACK HEART PROCESSION, The Spell (Touch & Go / Wide, 2006)

    Niente più Paulo Zappoli, niente più rock mascherato da serata danzante con tanto di dissetanti cocktail alla mano, niente più svisate colorate all’inverosimile. I Black Heart Procession di “The Spell” tornano all’antico anche se, come avremo modo di vedere, qualche cambiamento significativo c’è. La cosa certa comunque è che chi, come il sottoscritto, era uscito…

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  • TV ON THE RADIO, Desperate Youth, Blood Thirsty Babes (Touch & Go, 2004)

    Il ventunesimo secolo sarà il secolo del meticcio portato alle estreme conseguenze, e i Tv On the Radio possono tranquillamente candidarsi a band simbolo di questa urgenza nel campo musicale. Per cercare di rendere chiaro il suono che il terzetto composto da Tunde Adebimpe alla voce, Kyp Malone ai cori, alla chitarra e ai loops…

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  • ENON, Hocus-Pocus (Touch & Go, 2003)

    Uno degli aspetti più affascinanti della scena indie-rock statunitense degli ultimi anni risiede nella possibilità, a chi è avvezzo con il genere, di tracciare una linea regolare, continua e senza sbalzi che leghi le varie bands. Gli Enon di John Schmersal ne sono un esempio: John fondò gli Enon alla fine della splendida avventura con…

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  • BLONDE REDHEAD, “Melodie Citronique” EP (Touch and Go, 2000)

    Qualche rielaborazione, cover e un esperimento in italiano.

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  • BRAINIAC, Hissing Prigs in Static Couture (Touch and Go, 1996)

    I Brainiac sono una delle avventure rock più affascinanti e sorprendenti degli anni ’90, e al contempo una della più sconosciute. La loro storia, durata dal 1992 al 1997, attraversa come una meteora il fertile scenario del rock indipendente statunitense. Venuti alla luce nel momento di massimo fulgore del cosiddetto “grunge” (termine abusato e divenuto…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010