• Intervista a Vinicio Capossela

    di Elena Guarneri  MANTOVA – Lo abbiamo intervistato dopo il concerto di Mantova del 20 maggio al Teatro Bibiena all’interno della rassegna “Mantova Jazz 2001”.Una data extra-tour, in cui Capossela avrebbe dovuto esibirsi con Pascal Comenade. Ma così non è stato: a causa di un imprevisto, il cantautore italiano era da solo con la sua musica e i suoi strumenti.E così ci…

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  • Vinicio Capossela, Teatro Valli (Reggio Emilia) (2 aprile 2001)

    di Luca Rossi Ore 21.10 : Si abbassano le luci in sala, un applauso di incoraggiamento come si confà al protocollo teatrale…… Silenzio …“BUM ! BUM !” … “Bardamù”; lievemente emozionato, seduto ad un piano dallo stile “Parisienne” compare il “domatore” (V.C.) di corde, percussioni, “corazzieri trapanati”, “dirigibili all’idrogeno”.Sullo sfondo, in ombra ma ben presente,…

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  • Vinicio Capossela, Teatro Smeraldo (Milano) (7 novembre 2000)

    Sono da poco passate le nove di sera quando le luci si spengono e sul placo del Teatro Smeraldo, gremito in ogni ordine di posto, sale Vinicio Capossela. Si accomoda al piano e, accompagnato anche da un quartetto d’archi, attacca la splendida “Bardamù”, allo stesso modo in cui inizia anche il suo ultimo disco, “Canzoni…

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  • Vinicio Capossela, Teatro Smeraldo (Milano) (12 marzo 2001)

    Milano è bagnata da una pioggia insistente e il suo aspetto malinconico sembra uscire giusto da uno di quei ritratti ironici e surreali che Vinicio Capossela le ha cucito addosso e che proporrà anche in questo concerto, come “Le case” o “La Pioggia”. Uno Smeraldo stipato lo attende di nuovo a quattro mesi di distanza…

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  • VINICIO CAPOSSELA, Il ballo di San Vito (CGD East West, 1996)

    “Salsicce, fegatini, viscere alla brace, … e fiaccole danzanti, … lamelle dondolanti.. sul dorso della luna fiammegiar; vino, bancarelle, terra arsa, rossa…, terra di sud, terra di confine, terra di dove finisce la terra…” In un clima di sagra paesana, fra fuochi e tradizioni culinarie, tra balli e canti di antiche contrade, mi immagino si…

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  • VINICIO CAPOSSELA, Canzoni a manovella (CGD, 2000)

    Storie, filastrocche, tradizioni, canti che riportano la memoria alle lavandaie (quando ancora si lavavano i panni al fosso), ricordi, nostalgie di generazioni superate dalla tecnologia. Ecco il filo conduttore di queste “Canzoni a Manovella”, una manovella nostalgica che riscopre ritmi e canzoni nate tra la gente e per la gente, quasi un’aria che proviene da…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010