• GERDA, Gerda (Wallace Records / Donna Bavosa / Shove, 2005)

    È impossibile non notare come poco alla volta, anno dopo anno, la Wallace Records di Mirko Spino stia aprendo il proprio ventaglio di ipotesi musicali verso territori nei quali finora non si era avventurata. È stato così parzialmente per i Sedia, e quest’anno l’uscita dell’album degli Hell Demonio si è attestata sulla medesima lunghezza d’onda:…

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  • GERDA, Gerda (Wallace Records, 2009)

    Sarebbe ora di rendersi conto che in Italia, tra sottobosco provinciale e marciapiedi di periferia, è da un po’ che sta accadendo qualcosa nel campo di un certo modo di suonare pesante. E se gli epicentri naturali di certe mutazioni sono il Piemonte e il Veneto, è dalle Marche che escono alcune delle realtà più…

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  • UOCHI TOKI & ETEREA POSTBONG BAND, La chiave del 20 (Wallace Records, 2007)

    “Un concept album sulla vita notturna, realizzato in collaborazione con il quartetto strumentale degli Eterea Postbong Band”. AHA! Un concept album! Anche gli Uochi Toki, dunque, possiedono ambizioni? I seguaci del “vivi nascosto” allo sporco servizio della rima? I nichilisti dell’anti rap alla ricerca di testi costruttivi e lineari? E la con collaborazione con il…

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  • L’ENFANCE ROUGE, Krsko–Valencia (Wallace Records, 2005)

    L’Enfance Rouge è in viaggio da anni: e non solo per quell’abitudine tutta loro di dare titoli di tragitti (im)possibili agli album (a parte quello che leggete in testa a questa recensione, ricordo “Swinoujscie-Tunis”, “Resus-Ljubjliana” e “Rostock-Namur”, tra gli altri), e neanche solo per la natura pressoché apolide dei suoi componenti – francesi? Italiani? Chissà……

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  • ROSOLINA MAR, Before And After Dinner (Wallace / Robotradio, 2005)

    E così anche il terzetto dei Rosolina Mar arriva al secondo album (il terzo se si considera l’autoprodotto “Hanno ucciso Storius a Rosolina Mare”), evitando con una forza indiscustibile le secche della prevedibilità: laddove l’esordio omonimo giocava su pochi brani intessuti alla perfezione, attraversato da geometrie post-rock che si dipanavano puntando alla quadratura del cerchio,…

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  • BACHI DA PIETRA, Tornare nella terra (Wallace Records / Audioglobe, 2005)

    Quanto un genere musicale può veder straziate le proprie corde interiori prima di perdere le direttrici consone alla propria natura? Quanto un universo sonoro può veder le proprie giganti rosse trasformarsi gradualmente in nane bianche e andare alla deriva verso buchi neri in cui deflagrare nel colore, come l’astronauta solingo di Kubrick, prima che ci…

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  • HELL DEMONIO, Greatest Hits (Wallace Records / Robotradio Records, 2005)

    Se è vero che gran parte dell’indipendenza italiana attuale è tesa alla ricerca di una sperimentazione sonora che si riallacci all’improvvisazione e a prassi (post)moderne, dove bisogna andare a collocare i veronesi Hell Demonio? Ascoltare “Metal Maximizer” in apertura del loro “Greatest Hits” significa gettarsi a corpo morto in un mondo dominato tanto dai rimasugli…

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  • PERMANENT FATAL ERROR, Law Speed (Wallace, 2004)

    A un primo ascolto “Law Speed” non sembra neanche un album prodotto dalla Wallace di Mirko Spino; gli arpeggi acustici che fanno bella mostra di loro stessi nella seconda traccia (subito dopo la scoria industriale, sporcatura incosciente elevata al ruolo imponente e spesso svilito di intro), accompagnati da un perdurante senso di angoscia e da…

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  • TARAS BUL’BA, Incisione (Wallace Records, 2005)

    Prendete il furore e la crudeltà (o sarebbe meglio chiamarla crudezza?) dell’hardcore e rendeteli geometrici e anti-emotivi, quindi prendete una certa tipologia di prog – quella meno barocca ed estetizzante – e sporcatela rendendola illogica in maniera quasi impalpabile. Quello che vi resterà sottomano potrebbe avvicinarsi a un’ipotetica descrizione dei Taras Bul’ba, all’esordio sulla lunga…

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  • ANATROFOBIA, Tesa musica marginale (Wallace Records, 2004)

    Ha ancora un senso nel 2004 cercare catalogazioni e restrizioni agli elementi musicali che, dispersi nell’aria, vanno a formare quell’organismo composito che chiamiamo per assuefazione “rock”? Quest’interrogativo rischia di divenire indispensabile nel momento stesso in cui ci si viene a scontrare con la musica degli Anatrofobia, terzetto torinese con più di dieci anni di vita…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010