• PEACHES, Impeach My Bush (XL / Self, 2006)

    Premessa: chi riesce a intitolare un album “Impeach my bush”, giocando su doppi sensi politico/sessuali, per me un po’ di genialità, da qualche parte, la deve avere. E Peaches è così: non passerà mai alla storia per la musica che fa (che in fondo è davvero robetta di poco conto), ma per quello che fa…

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  • BE YOUR OWN PET, Be Your Own Pet (XL / Self, 2006)

    I Be Your Own Pet fanno parte del revival garage caciarone che tanto ci diverte di questi tempi. Escono per la XL, già testamentaria del patrimonio artistico dei White Stripes, il che ci fa capire come stanno le cose. Insomma, è un disco divertente e il fatto che abbiano in media meno di 20 anni…

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  • DEVENDRA BANHART, Cripple Crow (XL Recordings / Self, 2005)

    C’eravamo un po’ tutti abituati male, forse; certo è che dopo i fasti dei primi tre lavori di Devendra Banhart (senza mettersi lì a contare EP, Split e collaborazioni a vario titolo) riprendersi dalla sbornia non è facile. Cosa abbia spinto il più creativo tra i cantautori folk attuali a dare alle stampe in fretta…

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  • BADLY DRAWN BOY, One Plus One Is One (XL Recordings, 2004)

    Per chi come noi si è innamorato da tempo di Badly Drawn Boy è stato difficile osservare un disco ispirato come “One Plus One Is One” passare pressoché inosservato. Si ha la sensazione che, a parte qualche caso isolato, si sia parlato dell’ultimo lavoro di Damon Gough come di passaggio, liquidandolo come qualcosa di scontato.…

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  • THE WHITE STRIPES, Elephant (XL Recordings, 2003)

    La critica più frequente rivolta ai White Stripes è che suonano come tanti altri gruppi che ripercorrono le radici della musica americana con impeto e irruenza. E se è vero che i due hanno nell’energia con cui interpretano i loro pezzi una qualità imprescindibile, la differenza tra loro e gli altri non la fanno solo…

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  • BADLY DRAWN BOY, Have You Fed The Fish (XL Recordings, 2002)

    Sapete com’è Badly Drawn Boy, no? Uno che riesce a farsi fischiare da un pubblico che è lì per adorarlo, uno che dimentica i testi delle proprie canzoni. Uno di cui non ci si può fidare fino in fondo. Così forse non vi stupirete di “Have You Fed the Fish?”. Anche se il secondo disco…

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  • BADLY DRAWN BOY, About A Boy (XL Recordings, 2002)

    Pensandoci adesso, è chiaro che nessun altro se non Badly Drawn Boy poteva occuparsi della colonna sonora di un film come “About a Boy”, tratto dall’omonimo libro di Nick Honrby. Un po’ perché entrambi attingono a un immaginario comune di libri e, soprattutto, dischi, senza suonare nostalgici. Un po’ perché praticamente nessun altro musicista in…

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  • THE WHITE STRIPES, White Blood Cells (XL Recordings, 2001)

    I White Stripes, giunti con questo “White Blood Cells” al terzo disco, sono due fratelli, o almeno così dichiarano loro. Jack White canta e suona chitarra e tastiere, Meg White si occupa della batteria e saltuariamente si dedica alla voce. Nient’altro, nessun altro musicista, soltanto i due fratelli. Semplicità e tanto entusiasmo. Ed è da…

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  • MAXIM, Hell’s Kitchen (Xl-Recordings, 2000)

    Maxim si mette in proprio. Dai Prodigy e dalla techno all’hip hop come non ci si crede. “Hell’s Kitchen” costituisce il riscatto della musica elettronica, o la sua morte. Dipende da cosa pensiate dell’hip hop, perché “Hell’s Kitchen” è un album rap. Molto molto molto estremo, proprio molto. E ora che l’ho in heavy rotation…

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  • BADLY DRAWN BOY, The Hour Of Bewilderbeast (XL Recordings, 2000)

    Con questo disco d’esordio Badly Drawn Boy, ossia Damon Gough, si è guadagnato il Mercury Prize per il disco inglese dell’anno prevalendo su gente come Coldplay e Richard Ashcroft e conquistandosi l’appellativo di Beck inglese. Tralasciando paragoni che possono essere giustificati forse sul piano dell’attitudine ma non certo della musica, è bello scoprire un altro…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010