• [#tbt] “Owner Of A Lonely Heart” e l’intangibilità dell’illuminazione artistica

    Nell’arte (e nella musica) vale di più l’intuizione geniale o tanto, tanto lavoro?

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  • Gli Yes in concerto a Milano e Trieste

    Gli Yes saranno protagonisti due concerti italici nell’ambito del tour dell’album “Fly from here”.

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  • YES, Talk (Victory, 1994)

    Ultimo disco degli Yes con Trevor Rabin, che qui si occupa ampiamente, oltre che delle chitarre, anche delle tastiere; relegando Tony Kaye al ruolo di comparsa: cioè al solo organo Hammond. Un po’ poco in verità. La formazione è dunque la stessa di “90125”. E anche il tipo di musica è sostanzialmente lo stesso. Il…

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  • YES, 90125 (Atco/Atlantic, 1983)

    L’album del rilancio in stile anni ’80. Il precedente “Drama”, dell’80, privo dell’apporto di Rick Wakeman e, clamorosamente, di Jon Anderson, aveva segnato una temporanea separazione dei membri del gruppo. Ma Chris Squire e Alan White, nel processo di formazione di un nuovo gruppo di nome Cinema, chiamano alle tastiere uno Yes-man come Tony Kaye…

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  • YES, Relayer (Atlantic, 1974)

    Dopo la delusione di “Tales from topographic Oceans”, le azioni degli Yes tornano a salire con “Relayer”: un disco generalmente sottovalutato, forse anche perché la sua struttura ricalca quella tripartita del capolavoro “Close to the Edge”: una lunga suite iniziale (ma in questo caso non suddivisa in sezioni) seguita da due brani, sempre piuttosto lunghi,…

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  • YES, Tales From Topographic Oceans (2CD, Atlantic, 1973)

    Dopo “Close to the Edge” gli Yes incidono in studio questo ambizioso doppio album concept: dalle stelle alle stalle verrebbe detto. Un infortunio che per molti versi ha del clamoroso, soprattutto perché incorso nel periodo di massimo fulgore del gruppo. E, d’altra parte, come dimostreranno col seguente “Relayer”, gli Yes sono tutt’altro che finiti o…

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  • YES, Yessongs (2CD, live, Atlantic, 1973)

    Dopo l’uscita di “Fragile” e “Close to the Edge”, nel medesimo anno ’72, gli Yes intraprendono un live tour testimoniato da questo doppio CD (in origine tre LP). E’ il loro live più famoso, espressione della piena maturità del gruppo, del periodo “aureo”, se così possiamo dire. Il piatto è assai ricco: due dischi da…

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  • YES, Close To The Edge (Atlantic, 1972)

    Comunemente considerato “l’album” per eccellenza degli Yes, nello stesso anno di “Fragile” e, ricordiamolo, di “Foxtrot” dei Genesis, esso porta a perfezione le loro caratteristiche e li assegna definitivamente alla categoria dei grandi. Qualcuno scomoda la definizione di pop sinfonico, espressione di rara bestialità: cosa significa “sinfonico” nel caso della musica leggera? La musica degli…

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  • YES, Fragile (Atlantic, 1972)

    Tony Kaye è sostituito alle tastiere da Rick Wakeman, autentico virtuoso, considerato uno dei più grandi di sempre nel suo settore. Per la verità la presenza di Wakeman non produce un salto qualitativo ulteriore rispetto a “The Yes Album”. Il gruppo inglese aveva già raggiunto un alto livello: e Tony Kaye era già un eccellente…

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  • YES, The Yes Album (Atlantic, 1971)

    Molti ritengono che il rock sia morto dopo Woodstock. Forse. Ma ciò che è nato dalle sue ceneri è una creatura probabilmente più sofisticata, controversa, ed indiscutibilmente interessante. I primi anni ’70 vedono come protagonisti quei gruppi che hanno masticato il blues “bianco” degli anni ’60, orfani dei Beatles, disertori della contestazione. In questo clima…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010